La battaglia della piccola Alessia, "pulcino d'acciaio": dal tumore alla guarigione
Per Alessia, 11 anni, il regalo di Natale è arrivato con l’ultima risonanza: del tumore non c'è più nessuna traccia. La mamma: «Oggi frequenta la prima media, suona il piano. Dopo quanto accaduto, noi amiamo ancora di più la vita. Alessia ora è qui con noi»
TRENTO. Un'amica di famiglia l'ha definita “pulcino d'acciaio” e infatti Alessia - 11 anni - è proprio così. Dolcissima e sensibile, ma anche molto determinata.
Sono passati sette anni da quando i medici le hanno diagnosticato un medulloblastoma, tumore di origine embrionale che si forma nel cervelletto. Pochi giorni fa l'ennesima risonanza magnetica di controllo e il più bel regalo di Natale. Del tumore non c'è più nessuna traccia. Per i medici Alessia è guarita grazie a un intervento, alle cure della Protonterapia e alla chemio.
«Era il 16 maggio 2016 - racconta mamma Chiara che a riavvolgere il nastro dei ricordi ancora si emoziona - ed era il giorno prima del mio compleanno. Lo ricordo perché saremmo dovuti andare a Gardaland e invece la maestra della scuola materna ci comunicò che Chiara non stava bene. Aveva vomitato. Sarà stato l'istinto materno, o il fatto che non le era mai successo nella sua vita, ma io ho subito capito che era qualcosa di grave. Infatti già la sera, dopo essere passati dal pronto soccorso di Trento, eravamo in neurochirurgia a Verona con una diagnosi terribile. Siamo così entrati in quello che io definisco un mondo parallelo, che uno non può nemmeno immaginare esista. Io dico sempre che eravamo all'inferno con degli angeli. Quegli angeli erano i medici, gli infermieri e tutto il personale che si è preso cura di noi in quei mesi. Se non ci fossero stati loro non credo ce l'avemmo fatta. Non si può superare una cosa del genere da soli, senza sostegno. Sia a Verona che in Protonterapia a Trento abbiamo trovato una vera e propria famiglia formata da persone competenti ma anche umane».
Affiorano le lacrime agli occhi di mamma Chiara perché il pensiero di quei mesi fa ancora male, anche se la sua bambina, oggi ragazzina, ora sta bene. «A Verona è stata subito sottoposta ad un intervento che è durato 12 ore. Alesia è rimasta lì ricoverata tre settimane e poi sono iniziate le cure a Trento. 30 sedute di Protonterapia tutte in sedazione. Un periodo difficile, che però io ricordo positivamente».
All'inizio per questa mamma sentir parlare di Prontonterapia è stato uno shock. «Non sapevo nulla. Il Centro di Trento aveva aperto da poco e anche se la cura era già utilizzata in tante parti del mondo per me era ancora qualcosa di sperimentale. Mi sono affidata ai medici di Verona che mi hanno detto che quella era la terapia miglior per Alessia e in effetti così è stato. Con i protoni è stata colpita solo una zona circoscritta e infatti mia figlia non ha riportato conseguenze. Oggi è una ragazzina come tutte le altre. Frequenta la prima media, suona il piano, ama la vita».
Dopo la Prontonterapia la piccola è stata sottoposta anche a sei mesi di sedute di chemioterapia. «Questo è stato forse il momento più difficile perché Alessia ha iniziato a perdere i capelli. Lei era piccola, ha sempre affrontato tutto con grande serenità, ma vedere i suoi lunghi capelli che si staccavano a ciocche era come avere sotto gli occhi la realtà: il tumore».
Se oggi mamma Chiara ha accettato di ripercorrere quel difficile anno è perché vuole infondere coraggio a chi si trova in questo momento a combattere la stessa battaglia. “Non bisogna mollare mai”. E a chi invece non ha questi problemi dico di apprezzare la vita.
«Per noi è stato difficile passare da quel mondo, fatto di terapie e controlli, al mondo reale con persone che si lamentano del nulla. Io dico sempre che queste persone dovrebbero andare a fare un giro in questi reparti e così apprezzerebbero di più ciò che hanno. Dopo quanto accaduto ad Alessia noi amiamo ancora di più la vita. Ogni giornata, ogni momento è speciale. Noi siamo stati fortunati. Lei ora è qui con noi. I medici ci hanno detto che è assolutamente fuori pericolo, ma ogni volta che dobbiamo eseguire una risonanza di controllo è un momento di ansia. Poi, quando arriva il referto negativo è una rinascita. Gioia pura».
La malattia ha tolto tanto a questa famiglia e a questa bambina. Un anno di cure, un anno di isolamento, un anno di preoccupazioni. Ma come tutte le sofferenze, ha anche dato. «Ha fatto crescere una bambina sensibile, attenta agli altri e ha fatto cambiare anche noi. Avrei pagato per averlo io quel male, ma ovviamente non era possibile e così abbiamo solo dovuto trovare il coraggio di andare avanti. Una frase di Gandhi rappresenta quello che è stato il nostro percorso: la vita non è aspettare che passi la tempesta, ma imparare a ballare sotto la pioggia. E comunque non ce l'avremmo mai fatta senza l'amore delle tante persone che ci sono state accanto e che non ci hanno mai lasciato soli. Io ho tutti nel cuore».
(Foto di repertorio)