Personaggi / Il premio

L’Aquila di San Venceslao è volata nelle mani di Gios Bernardi, medico e testimone della storia trentina

Ioppi, presidente dell’Ordine dei medici, ha sottolineato di Bernardi: «Quell’umanizzazione del rapporto con il paziente che non va mai dimenticata. Il cittadino, accanto a quello alla salute, ha il diritto alla gentilezza e questo è un bagaglio che noi medici dobbiamo sempre portare con noi»

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TRENTO. Il Presidente del Consiglio provinciale Walter Kaswalder ha consegnato stamane la massima onorificenza del Consiglio, l'Aquila di San Venceslao, - opera di Othmar Winkler - a Gios Bernardi, 100 anni compiuti il primo gennaio scorso, personaggio eclettico, grande medico, ottimo artista e fotografo, vivace testimone della storia e della cultura trentina e tuttora brillante pensatore, capace di spunti intensi e mai banali. Il presidente Kaswalder si è commosso alla consegna del premio che, ha detto: «mi sembra un po' di riconoscere all'intera categoria dei medici "di una volta" e al mio stesso padre anch'egli medico, classe 1921, già amico e collega di Bernardi».

E la medicina "come si faceva una volta" è stata richiamata anche dal fraterno amico di Bernardi, Marco Ioppi, Presidente dell'Ordine dei medici che nell’illustrare gli innumerevoli insegnamenti per i quali si dovrebbe essere grati al collega, ha evidenziato in particolare la costante capacità di aggiornamento e l'empatia, «quell'umanizzazione del rapporto con il paziente che non va mai dimenticata, perché componente essenziale della cura». Ioppi ha ricordato che: «il cittadino, accanto a quello alla salute, ha il "diritto alla gentilezza" e questo è un "bagaglio" che noi medici dobbiamo sempre portare con noi».

Molto toccato da questo importante riconoscimento Gios Bernardi: «forse immeritato perché ho avuto molti anni a disposizione e 100 anni mi hanno permesso di battere tanti marciapiedi», ha detto ironicamente, per poi ringraziare il Presidente Kaswalder e rivolgere alla categoria medica un pensiero di vicinanza per il lavoro faticoso e instancabile di questi ultimi anni di pandemia, ricordando la gravissima perdita per Covid della collega Gaetana Trimarchi.

«La medicina talvolta angosciante e terribile, è tuttavia una delle professioni più affascinanti. C'è una schiacciante prevalenza di donne tra i neo laureati in medicina: le donne hanno una sensibilità speciale che mi fa ben sperare nel futuro della professione» ha concluso.

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