Allarme legionella, sono circa un centinaio i casi all'anno in Trentino
La zona di Riva del Garda, alla pari di quelle di Molveno, Andalo e Comano Terme, è purtroppo una delle più sensibili in tal senso. Il dato è stato fornito nell'ambito di un incontro specifico organizzato dall'Apt Garda Dolomiti in collaborazione con l'Azienda Sanitaria provinciale
TRENTO. In Trentino si verificano un centinaio di casi all'anno di legionella concentrati prevalentemente in strutture ricettive. E la zona di Riva del Garda, alla pari di quelle di Molveno, Andalo e Comano Terme, è purtroppo una delle più sensibili in tal senso. Il dato è stato fornito nell'ambito di un incontro specifico organizzato dall'Apt Garda Dolomiti in collaborazione con l'Azienda Sanitaria provinciale proprio per fornire agli operatori turistici le conoscenze e gli strumenti adeguati per fronteggiare questo problema.
Protagonista dell'incontro è stato il batterio della legionella, in particolare la legionella pneumophila, maggiormente diffuso in Trentino appunto nelle zone di Riva del Garda, Molveno, Andalo e Comano Terme. «Generalmente, sul territorio abbiamo un centinaio di casi all'anno - ha spiegato Roberto Battisti, esperto di prevenzione negli ambienti lavorativi per l'Azienda Sanitaria - circa la metà di questi riguarda persone che hanno soggiornato in strutture turistiche, b&b, alberghi e case private».
Battisti ha spiegato che la legionella è un batterio molto piccolo e resistente che si trova nell'acqua di fiumi, laghi, fontane e impianti idrici. Il contagio avviene per via aerea, ad esempio respirando acqua contaminata nei pressi di una fontana o facendo la doccia in una struttura infetta. Il decorso della malattia prevede febbre di Pontiac nei casi meno gravi; polmonite e decesso nei casi peggiori.
I fattori di rischio per questa malattia sono di tre tipi: microbiologici (tipologia e quantità di legionella), personali (età, sesso e patologie pregresse) e ambientali (tipologia e complessità della struttura). L'età avanzata, il sesso maschile e la presenza di altre patologie rendono i soggetti maggiormente a rischio, come anche alloggiare presso una struttura particolarmente vecchia. La legionella si sviluppa e prolifera a una temperatura tra i 20° e i 50° C, in posti con poco ricircolo d'acqua e con calcare, incrostazioni e biofilm che costituiscono il suo principale nutrimento.
Per abbattere il rischio di infezione, l'Azienda Sanitaria promuove alcune linee guida che prevedono almeno due campionamenti annui. I campionamenti devono essere omogenei e rappresentativi di tutta la struttura ed eseguiti da personale specializzato. Fino a 100 unità di legionella, le linee guida non prevedono nessun intervento, a partire dai 101 fino ai 1000 occorre disinfettare l'impianto tramite shock termico o attività analoghe. Dalle 1001 unità fino alle 10.000 è fondamentale disinfettare l'impianto e rivedere il piano per il contenimento della legionella applicando poi un ricampionamento finale.
Il DVR, documento di valutazione del rischio, deve comprendere un elenco dettagliato dei punti in cui può svilupparsi la legionella, l'elenco delle strategie da utilizzare affinché questo batterio non proliferi (es: mantenere l'acqua sopra i 50°C dentro l'impianto), la divisione chiara dei compiti e delle mansioni per il personale della struttura, la descrizione delle procedure, dei prodotti e delle tempistiche e le modalità di registrazione degli interventi contro la legionella.
Per aiutare gli enti turistici nella battaglia contro il batterio, l'Azienda Sanitaria ha messo a disposizione una lista di domande necessarie per costruire un buon DVR e i metodi di prevenzione e controllo della contaminazione del sistema idrico. «Anche se non c'è ancora l'obbligo legale, è dovere di tutti tutelare la salute pubblica. Se un cliente vi facesse causa voi sareste comunque tenuti ad esibire la documentazione relativa agli interventi svolti contro la legionella» ha concluso Roberto Battisti.