Migranti, è scontro. Ianeselli: «No al centro rimpatri a Spini»
Il sindaco di Trento alla Provincia: «L'area ospita già il carcere e convive con una zona industriale importante. Si torni all'accoglienza diffusa. Poi Trento farà la sua parte»
IL GOVERNO Cpr: piano in due mesi, poi via ai lavori
KOMPATSCHER In Alto Adige centro rimpatri per esigenze locali
TRENTO. La zona di Spini di Gardolo a Trento "non è il posto da prendere in considerazione, visto che ospita il carcere e già convive con una zona industriale importante. La comunità di Spini ha bisogno quindi di maggiori servizi, non di un Cpr". Lo scrive in una nota il sindaco di Trento Franco Ianeselli, dopo la notizia relativa alla decisione della Giunta provinciale, che sta valutando di acconsentire all'apertura di un Centro di permanenza per il rimpatrio (Cpr) a Trento, e più precisamente a Spini di Gardolo.
I Cpr sono strutture a cui sono destinati gli stranieri irregolari considerati una minaccia per l'ordine e la sicurezza pubblica, quelli condannati, anche con sentenza non definitiva, per gravi reati e i cittadini che provengono da Paesi terzi con i quali risultino vigenti accordi in materia di cooperazione o altre intese in materia di rimpatri. Il governo ha previsto che ne vengano aperti altri 12, in modo che ogni regione ne abbia una: al vaglio ex caserme e aree industriali. Qui i migranti potranno restare fino a un massimo di 18 mesi.
"Come sindaco capisco la necessità di pensare a strutture in cui ospitare gli immigrati che delinquono e sono in attesa di rimpatrio - scrive il sindaco - la temporanea permanenza in strutture di piccole dimensioni e territorialmente diffuse può essere una soluzione di cui discutere".
Ianeselli sottolinea che per "chi guida un'Amministrazione comunale che ha già dato prova in più occasioni di non sposare la retorica del "ovunque ma non a Trento", la prima questione riguarda la localizzazione. Se Spini non può certo essere il luogo adatto, ritengo che Trento non sia il luogo ideale per questa struttura finché non si tornerà al sistema di accoglienza diffusa. A quel punto Trento farà la sua parte. Ma il capoluogo non può essere il luogo dove si ammucchia senza un progetto tutto ciò che prima si faceva sul territorio provinciale".
Altra questione, prosegue il sindaco, "riguarda la gestione stessa dei Cpr, che non possono avere nulla a che fare con le realtà sovraffollate, mal gestite, disumane che siamo purtroppo abituati a conoscere. Non è un giudizio ideologico il mio. Basti pensare che il governatore Luca Zaia ha di recente bocciato non solo i Cpr così come sono oggi, ma tutto il sistema dell'accoglienza, perché concentrare nelle città un gran numero di ragazzi attorno ai 20 anni, senza nulla da fare dalla mattina alla sera, significa aprire la porta a una serie di problemi sociali e di ordine pubblico. Non è un caso che in Veneto, dove la Lega governa non solo in Regione ma anche in molti Comuni, si stia spingendo per l'accoglienza diffusa che in Trentino avevamo e abbiamo ahimè abbandonato", conclude Ianeselli.