Aree ex Sloi, Bonfanti risponde a Bortolotti: «Niente speculazioni, costruire non si può»
L’attivista No Tav replica all’architetto: «È il progettista dell’area Sequenza. Dice molte inesattezze sui veleni e si contraddice più volte. A Trento non servono nuovi volumi, ma il riutilizzo dell’esistente»
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GIUSTIZIA Ex Sloi e Carbochimica: il Tribunale dice no al dissequestro
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TRENTO. Non serve costruire grattacieli a Trento, i volumi per nuovi alloggi sono già ampiamente previsti nel Piano regolatore vigente. E non è vero che i terreni di Trento Nord non possono essere bonificati integralmente.
Elio Bonfanti, ex comsigliere comunale, militante No Tav, contesta dalla A alla Z l'intervista rilasciata nei giorni scorsi all'Adige dall'architetto Roberto Bortolotti. E non è la prima volta che polemizza con il professionista per la sua posizione favorevole alla circonvallazione ferroviaria.
«Bortolotti - attacca Bonfanti - è il progettista dell' area Sequenza (l'area a sud della ex Sloi), che verrà utilizzata come deposito temporaneo delle terre di scavo della galleria a due canne sotto la Marzola, mentre nel futuro la proprietà pensa di realizzare su quelle aree un intervento edilizio misto (residenza e funzioni varie, fra cui un centro commerciale) dove dovrebbe essere realizzato il più alto edificio della città (60 metri: almeno 20 piani fuori terra, rammento che le torri di Madonna Bianca sono di 14 piani).
Sull' Adige di giovedì 21 dicembre Bortolotti torna alla carica, purtroppo anche questa volta omettendo il suo ruolo in commedia, e lo fa a tutto campo ovvero con un intervista che spazia sui problemi urbanistici di Trento a cominciare dalla circonvallazione ferroviaria e dal sequestro delle aree del SIN da parte della Procura della Repubblica. In sintonia con il Sindaco di Trento (intervista sul bilancio di previsione 2024) parla di "costruire in altezza" come del toccasana per la città, mentre afferma che la soluzione per le aree inquinate di Trento Nord è la "tombatura con rialzo del terreno", per poi realizzarvi funzioni miste trovando l'accordo con i privati.»
Bonfanti contesta radicalmente la corrente di pensiero che sostiene la necessità di costruire in altezza, soprattutto in un territorio montano come il nostro. « Il tema fondamentale, da anni, - sostiene - è semmai il riuso dell'esistente, a cominciare dalla proprietà pubblica inutilizzata (al riguardo Itea ha sul territorio più di mille alloggi sfitti da risanare) e quello dello sfitto privato (migliaia di alloggi tenuti liberi dai privati per speculazione). Il problema non è insomma quello di costruire (in altezza o no: costruire ex novo è sempre consumo di territorio!) ma di non costruire, recuperando lo sfitto ed il non utilizzato, bloccare l'edificazione, che è stata selvaggia, combattere la rendita immobiliare che è la vera padrona della città. Senza dimenticare poi che pressoché tutti i piani regolatori approvati a Trento dal 1990 in poi hanno favorito la trasformazione in abitabili dei sottotetti in tutta la città senza produrre alcun mutamento significativo.
L'attuale Piano Regolatore Generale di Trento e gli strumenti attuativi dei piani precedenti ancora in vigore, permettono la edificazione ulteriore di almeno 3 milioni di metri cubi (circa un milione di metri quadrati). Se calcoliamo come fabbisogno medio 50 metri quadrati per ogni persona, significa che a Treno, con la attuale pianificazione potrebbe avere quasi 60 mila abitanti in più. Una scelta che avrebbe un effetto devastante per tutto il Trentino».
Bonfanti polemizza con Bortolotti anche per la sua proposta di coinvolgere i privati nella progettazione del futuro di Trento Nord, in modo da evitare ricorsi a non finire, e per l'idea di tombinare l'area alzando il terreno, senza per forza voler ripulire un sottosuolo dove il piombo, secondo Bortolotti, non si muove. «È la stessa speranza dei proprietari delle aree che su quei 10 ettari non hanno mai smesso di pensare ad una speculazione» ironizza Bonfanti.
«Sono numerose, nel merito dell' inquinamento di Trento Nord, - afferma - le inesattezze dell' architetto Bortolotti. Dice che il piombo non si muove e si contraddice affermando che in falda è calato moltissimo. All' opposto è vero che l'inquinamento si è allargato ed ora riguarda molte delle aree limitrofe a valle del SIN, l'areale ferroviario fra Sloi e Carbochimica, via Lavisotto, mentre è lo stesso "cantiere pilota" (parte del monitoraggio ambientale fatto da RFI) a dirci che a terra, nella fossa degli Armanelli il piombo tetraetile è di 266 volte superiore al valore massimo previsto. Non è vero che non può esserci una bonifica integrale di quei terreni e lo studio di tecniche naturali di disinquinamento (la fitobonifica) sta dando risultati importanti, incompatibili però con la speculazione. Ed al riguardo la osservazione che i tempi della fitobonifica sono lunghi (20/30 anni) fa sorridere se fatta da chi non ha fatto praticamente niente in 45 anni se non chiedere di poter speculare su quelle aree».