Circonvallazione ferroviaria, cantiere fermo e ancora timori sul futuro
In via Brennero l’area è deserta, al momento nessuna novità: spariti operai e camion, l'area sequestrata dalla procura resta in attesa delle analisi (ma potrebbero volerci molti mesi)
MATTARELLO «Dopo il sequestro a Trento Nord, fermate il cantiere anche qui»
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CANTIERE La città si prepara a ospitare centinaia di lavoratori
L'ATTO Sotto sequestro ex Sloi e Carbochimica
COMITATI Veleni sul bypass: «Stop al cantiere»
TRENTO. Il cantiere del versante nord della Circonvallazione ferroviaria di Trento è deserto. Da settimane niente operai, niente camion, e tutto fermo. Con i primi timori: dopo l’eliminazione del progetto dai fondi Pnrr, e in attesa di sapere da dove arriveranno i soldi (un miliardo di euro), il futuro è incerto.
Certo, una parte delle aree è sequestrata dalla Procura che, dopo aver posto le aree sotto sequestro, ha dato indicazioni su come procedere con le analisi dei terreni, quelli dentro ex Sloi ed ex Carbochimica ma anche quelli immediatamente a valle, per capire fino a che punto si sono diffusi gli inquinanti.
La scorsa settimana i tecnici incaricati, quelli dell'Agenzia per l'ambiente e del Nucleo operatori ecologici dei Carabinieri, hanno fatto un altro sopralluogo per cercare innanzitutto di capire se i vecchi piezometri conficcati nei terreni per misurare lo stato del sottosuolo siano ancora al loro posto e funzionanti.
Non sarà una cosa breve: si dovrà fare un piano di sfalcio per ripulire i terreni, ormai coperti completamente di piante e arbusti. Poi avanti con carotaggi e analisi. Ci vorrà del tempo. Lo dice l'esperienza di queste ultime settimane con Rfi, Appa e Noe impegnati in una intensa campagna di sondaggi per verificare le condizioni dei terreni interessati dal tracciato del bypass, in particolare lo scalo Filzi e poi su lungo la ferrovia e tra i due Sin.
In questo caso i sondaggi in profondità, scesi fino a 25-30 metri, sono terminati ed ora si stanno facendo ulteriori prelievi con alcuni piezometri per capire lo stato di salute della falda acquifera. Per validare i dati poi ci vorranno un altro paio di settimane. A quel punto potrà essere più chiaro se e come i lavori del bypass potranno procedere.
Sono analisi che il presidente della Circoscrizione, Claudio Geat, aveva chiesto venissero fatti prima di aprire il cantiere, e non dopo: lo prevedeva fra l’altro una delle prescrizioni della Commissaria dell’opera, ingegner Firmi. Che però nei giorni scorsi è stata nominata Commissaria di un’altra grande opera, il passante dell’alta velocità di Firenze. E per Trento?
Niente soldi del Pnrr, niente Commissario dell’opera. Se il sindaco Ianeselli continua a ripetere in ogni occasione pubblica che «il progetto va avanti», dai territori avanza il timore: e se ci dovessimo tenere un «cantiere infinito» per anni e anni? Un timore espresso proprio dall’ingegner Geat, ma anche dal suo collega presidente della circoscrizione di Mattarello, Nicolli. Che anche alla manifestazione e corteo di sabato nel sobborgo è tornato a chiedere lo stop al cantiere sud, finché non sarà chiaro che si potrà fare l’imbocco nord su via Brennero.
Ma sullo scalo Filzi, l’unico passo avanti rispetto al cantiere si è avuto a fine anno, con l’accordo tra Consorzio, Italferr, Rfi e residenti di via Malvasia, per l’abbattimento dell’ultimo edificio rimasto in piedi. Sembra sia previsto l’abbattimento a partire dal primo febbraio.
Non sfugge a nessuno che l’ostacolo vero dal punto di vista tecnico più che la realizzazione della galleria sarà il passaggio a nord, nell’area delle rogge, e in particolare alla confluenza tra la Fossa primaria e il rio Lavisotto, dove la morchia catramosa appare particolarmente impattante. E poi più a nord ancora, all’altezza dei terreni inquinati. Ma le richieste arrivate da più parti, per modificare il progetto, ora che il vincolo del 2026 previsto dal Pnrr è venuto meno, sono per ora cadute nel vuoto.