Lavori del bypass, la "grana" delle vibrazioni da cantiere, il Ministero non ha ancora approvato
Le prescrizioni giacciono ferme a Roma, i cantieri sono fermi e una delle due «talpe» in arrivo dovrà fare il «giro» dell’Africa, con un ritardo di mesi
TRENTO. Le vibrazioni causate dal bypass di Rfi, sia nella fase di cantiere e realizzazione della lunga galleria di 10,6 chilometri nella pancia della collina est, "dentro" la Marzola, sia dai lavori di predisposizione degli imbocchi a nord (zona ex Scalo Filzi - San Martino) e a sud (Mattarello), stanno bloccando la grande opera. Nel senso che i lavori in capo al Consorzio Tridentum capitanato dal colosso Webuild sono ancora fermi al palo.
Non c'è quindi "solo" un problema legato agli inquinanti e alla validazione dei sondaggi per il progetto "parte A" (relativo imbocchi), soprattutto per le acque di falda. C'è anche, ancora irrisolta, la questione delle vibrazioni. È un passaggio formale. Ma nei fatti tiene spenti i motori delle ruspe. Manca ancora il decreto del Mase, il Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica retto da Gilberto Pichetto Fratin sulla verifica di ottemperanza delle prescrizioni in materia di vibrazioni.
Nessuno, tra i soggetti istituzionali locali che presiedono la grande opera - Provincia e Comune di Trento - comprende le ragioni del ritardo. Ma tant'è.
Per le frese, ieri è trapelato che una delle due sconterà un ritardo sui tempi di consegna. Provenienti dalla Cina, le prime due enormi "talpe" Tbm saranno installate all'imbocco sud, a Mattarello. Entrambe sarebbero dovuto arrivare entro aprile. In realtà, ieri si è saputo che una delle due è riuscita ad attraversare il Canale di Suez e, quindi, sarà consegnata nei tempi previsti. La seconda, invece, a causa delle turbolenze del conflitto con gli Houti, dovrà circumnavigare l'Africa ed il suo arrivo in Trentino è realisticamente previsto per la fine di maggio.
Di vibrazioni provocate dalle frese in fase di cantiere e dai convogli merci lunghi 750 metri (nuovo standard europeo) si parlerà per altro in un convegno che l'Osservatorio ambientale e per la sicurezza del lavoro ha in programma di realizzare a Trento per la seconda metà di maggio. Se n'è parlato nella seduta nella quale l'Osservatorio ha esaminato il programma operativo 2024.In premessa, il coordinatore Stefano Robol ha relazionato sull'incontro, nei giorni scorsi, con il Cmst (Comitato mobilità sostenibile Trentino) che aveva posto precisi quesiti su mnodalità ed esito dei sondaggi eseguiti da Rfi, in contraddittorio con Appa (Agenzia provinciale per la protezione dell'ambiente), sugli inquinanti presenti in zona ex Scalo Filzi e nelle aree Sin. In settimana, saranno messe per iscritto le risposte al Cmst per le quali si aspetta da Appa la corretta formulazione riguardo proprio all'acqua inquinata in falda.
Ad inizio aprile, l'Osservatorio (rappresentato dagli ingegneri Massimo Negriolli per la Provincia e Giuliano Franzoi per il Comune) incontrerà il sindaco Franco Ianeselli, per un aggiornamento sull'attività. Nelle intenzioni, il convegno di maggio sulle vibrazioni dovrà ad un tempo avere una dimensione sia tecnica che divulgativa. Contenuti e relatori, spiega Robol, sono praticamente definiti.
L'Osservatorio sconta il problema della sede, irrisolto. La situazione logistica resta precaria. Quanto all'attività dell'Infopoint, l'Osservatorio aveva pianificato interventi divulgativi sul bypass nelle scuole, anche attraverso la organizzazione di visite in cantiere. Allo scopo, si era proposto nelle scorse settimane alle diverse dirigenze scolastiche. Ma il calendario delle attività scolastiche è già definito. Se ne riparlerà alla ripresa delle lezioni, in settembre. E l’infopoint? Negli spazi di Torre Mirana non c’è più alcuna insegna. E l’impegno ad aprirlo alla stazione ferroviaria, per ora, non si è concretizzato.