Locali / La storia

La "Cantinota" di Trento compie 70 anni: dal pianobar alle serate disk-jockey, una tradizione inossidabile

Aperta nel 1954 da Angelo Procura, poi la gestione di Mauro Ioniez ed ora del figlio Filippo: «In tanti anni mai avuto un problema. L’incubo è stato il periodo del Covid»

 

di Franco Gottardi

TRENTO. «Facciamo tavolo alla Cantinota». Per i ragazzi di Trento avere uno spazio prenotato al piano interrato del locale di via San Marco non è roba da tutti i giorni; si fa nelle occasioni speciali in un luogo che da decenni in pieno centro a Trento è sinonimo di musica e divertimento. La musica è sempre stata una costante nella storia della Cantinota; la musica, il vino buono e i risotti. Quasi sempre, perché in realtà all'inizio è proprio il vino a far nascere e decollare il locale e a suggerirne il nome.

La storia della Cantinota parte dal boom del dopoguerra e quest'anno compie 70 anni. È il 1954 quando Angelo Procura apre il ristorante.

Lo rileva dal gestore precedente che lì, sopra alla cantina Cavazzani che occupava l'interrato, aveva aperto una mescita di vino sfuso. Il locale prende il nome di Cantinota perché sta sopra alla cantina vera e propria ma è diminutivo affettuoso, sinonimo di intimità e complicità.

È tra i primi esercizi aperti al pubblico della città a fare le ore piccole e questo attira il popolo della notte, artisti, musicisti, poi più avanti con l'arrivo dell'Ateneo studenti universitari.

Nel 1963 la Cavazzani se ne va e la taverna diventa la Cantinota Desoto. Ristorante ma soprattutto pianobar, luogo per il tempo libero e il relax di politici e intellettuali.

Proprio coi suoi studenti oltre che con i sodali della politica Bruno Kessler, il fondatore dell'università, si intrattiene spesso a parlare e giocare alla morra.

L'ex carabiniere Procura in quegli anni riesce a creare un doppio livello di clientela: al piano terra l'ambiente è quello tipico dell'osteria mentre scendendo le scale si entra in un mondo festaiolo e alla moda. La cucina è più raffinata e i risotti fatti in quattordici modi diversi sono l'orgoglio e il marchio di fabbrica del ristorante. Sono gli anni del lancio definitivo.

La vita notturna della città ha lì in via San Marco il suo cuore pulsante. L'ambiente ricorda ancora negli arredi in legno la vecchia cantina ma è il pianoforte bianco il motore delle notti trentine; dalla sera tardi alle 4 del mattino è un altalena di chiacchiere, bottiglie e musica di sottofondo.

L'era Procura finisce alla fine dei Settanta. La gestione passa per qualche tempo ai dipendenti, che si dividono i due piani.

Poi nel 1987 arriva Mauro Ioniez che corona il suo sogno: lascia il suo lavoro di venditore di gioielli e si prende cura dell'ambiente che già frequentava come avventore.

«Era da tanto che aspettavo l'occasione» ricorda ancora oggi. Lì mette radici, affiancato non appena raggiunta l'età della ragione dal figlio Filippo.

Negli anni Novanta il locale a piano terra si allarga e il giardino diventa ristorante estivo per cittadini e turisti. Sotto si prosegue con la solita formula e tutto va a gonfie vele.

L'azienda occupa una ventina di dipendenti e rimane un punto di riferimento per "quelli della notte". Tra cui anche tanti giornalisti negli anni in cui, prima dell'avvento del digitale, si chiude la redazione solo a mezzanotte.

Venti persone più gli addetti alla sicurezza, che ci sono per dare tranquillità ma che non sembrano strettamente necessari.

«In 36 anni - racconta Mauro Ioniez - mai avuto problemi. Solo qualcuno che aveva alzato il gomito da tenere a bada ma mai nulla di grave».

Un problema grave, quello sì per tutti i locali, è stata la pandemia. «È stata dura, per ricordare comunque che c'eravamo abbiamo anche noi preparato cibi da consegnare a domicilio ma non è stato un bel periodo».

Passato. Ora Mauro è ufficialmente in pensione ma ormai il metabolismo gli impedisce di dormire prima delle 4 e nel suo locale ci torna tutti i giorni, divertendosi tre volte alla settimana a fare il disc jockey per i ragazzi.

«Adesso è tutto in mano a Filippo - racconta - che ha due figli piccoli. Due maschi, speriamo che anche loro un giorno si appassionino a fare questo mestiere». Saranno forse loro nel 2054 a festeggiare un secolo di Cantinota.

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