Il Bondone tra nuovi investimenti e relitti: viaggio sul monte che guarda al futuro
La funivia porta ottimismo fra gli operatori turistici. Le Blanc a Zampol, ma deserte le due aste per Augustus e Arcadia. Attesa per un possibile hotel 5 stelle all’ex Degasperi. Barbieri annuncia: «Tuteliamo la capacità edificatoria e poi demoliremo Capanna Palon, una bruttura». Il problema delle strutture vuote spesso sono le dimensioni: difficili da recuperare
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TRENTO. «Io sono sicuro, da qui a quando sarà realizzato il grande impianto, il Bondone cambierà volto. Già ora ci sono interessamenti» Alberto Barbieri, titolare dell'hotel Montana, del Caminetto e di quel che resta di Capanna Palon, è sicuro: il futuro del Bondone è luminoso anche dal punto di vista degli investimenti privati.
A guardarlo dal basso, l'impressione è che la montagna di Trento, ora che per la prima volta nella storia c'è per lo meno la concreta possibilità di un collegamento a fune, sia divisa tra due poli: da una parte i nuovi investimenti, che danno il senso di un dinamismo già iniziato, dall'altra i cadaveri di un turismo passato a cui serve dare una nuova dimensione.
L'eredità del turismo che fu. Gli ultimi due esempi sono l'Augustus, a Vaneze: era all'asta per 1.390.000 euro, è andata deserta lo scorso 10 settembre. Ci si riproverà il 14 gennaio, con un prezzo ribassato: 1.043.000 euro (offerta minima 782.250 euro). Più impressionante la vicenda dell'Arcadia. Pure qui l'asta il 10 settembre è andata deserta. Ma fa pensare il prezzo: 484.800 euro, più o meno un appartamento ampio in città. Eppure nessuno se l'è preso nonostante la recente (15 anni fa) ristrutturazione. E allora perché non va? Per lo stesso motivo per cui non va l'Augustus.
Le dimensioni. Perché nel turismo di oggi i servizi che chiedono i clienti sono tali, e talmente costosi, che serve un minimo per ammortizzarli. L'Augustus ha 34 camere, l'Arcadia addirittura 12, per 24 posti letto.
«Un conto è se vuoi fare un rifugio di montagna, anche ricettivo, ma a conduzione familiare, che con sacrifici e tanto lavoro sta in piedi bene, o un B&B che limita i servizi - spiega Barbieri - ma se vuoi un hotel, sala da pranzo, apertura H24, area wellness, il minimo che ti serve sono 80 camere».
Ma le dimensioni penalizzano tanti degli alberghi rimasti chiusi da tempo sul Bondone. Come il Nevada con le sue 30 camere, che non è all'asta, ma è in vendita da tempo (i principali siti lo quotano 2.900.000 euro). Sono le tracce di quel turismo di cui si diceva prima, anni in cui il turista cercava la pensione a tre stelle, vicina alla strada, senza bisogno di tanti servizi. Adesso sono cambiate anche le esigenze di chi si muove.
«Per alcune strutture la cosa più facile è l'abbattimento e la ricostruzione - osserva invece l'albergatore Stefano Zampol - oppure ha senso immaginare altre destinazioni, però serve farlo assieme agli operatori del territorio». E su questo fronte vien da pensare alle foresterie. Perché la struttura di Candriai non è stata immaginata per questo, magari acquistata da più operatori insieme? Perché nulla è semplice: «La maggior parte dei nostri dipendenti non ha la patente - osservano sia Zampol che Barbieri - e a Candriai non c'è un collegamento così. Già Vaneze per Vason sarebbe infattibile».
Il futuro e investimenti in arrivo. Più dei problemi, si sente però un certo ottimismo: «Io credo che la funivia farà crescere la montagna in maniera complessiva - osserva il direttore dell'Apt Matteo Agnolin - certo, il patto per cui il pubblico fa il grande investimento, tocca agli operatori far crescere la propria parte, va accompagnato ad una pulizia profonda. Perché penso ad alcuni investimenti anche importanti recentemente realizzati, che sono danneggiati da strutture non ristrutturate, non alla moda, che richiamano un turismo di 30, 40 anni fa».
Di sicuro, osserva, il paradigma è cambiato rispetto ad un tempo: «Servono strutture diverse, rispetto a decenni fa, magari meno a ridosso delle strade o delle piste e più immerse nella natura».
In attesa della trasformazione, non è tutto fermo, qualcosa si muove, anche se lentamente. Ha fatto rumore, nelle ultime settimane, la notizia del Le Blanc, passato di mano, ora di proprietà di una società che fa riferimento a Stefano Zampol, già proprietario di strutture come Mugon, Dolomiti Chalet, Norge, ma anche il relais Vecchio Maso di Sopramonte e il Piccolo Principe di Lagolo.
Un modo per garantirsi economie di scala, in una dinamica in cui si amplifica la concentrazione delle attività. Certo, un punto di riferimento diventato imprescindibile della ricettività del Bondone.
«Sì, ci crediamo, andiamo avanti, tenendo lunga la stagione, saremo aperti fino al 25 ottobre - osserva lui - Ma se si vogliono aumentare gli investimenti, serve dare a questa montagna una direzione. Sull'inverno ce l'abbiamo, lo sci, il target delle famiglie, è stato fatto un grande lavoro. Sull'estate siamo ancora lontani. E poi serve meno burocrazia. Altrove pensano di fare le cose e le fanno, non aspettano».
Non è l'unico a muoversi: l'acquisto di baita Montesel da parte di Trento Funivie ha generato un certo entusiasmo sul Bondone, mentre ha ormai fatto la sua prima stagione "Il nido del faggio", a Candriai. Ma c'è curiosità soprattutto rispetto all'ipotesi - per ora solo questo è - di investitori pronti a realizzare un hotel a 5 stelle all'ex Preventorio Degasperi. «Ma magari - evidenzia Barbieri - chiunque arrivi non può che fare il bene del Bondone. Noi operatori non temiamo la concorrenza anzi. Chi arriva vende prima di tutto la località, quindi è a vantaggio di tutti».
Anche il titolare del Montana e del Caminetto si augura che si indichi una direzione di sviluppo precisa, e lui un'idea ce l'ha: «Quando ci sarà la funivia, sogno un Bondone senza auto, che quindi propone un turismo di un certo tipo. A mio parere il vincolo del Bondone che deve restare aperto perché valico, si può bypassare, non lo era fino a pochi anni fa».
Non lo convince l'idea di lavorare sulla sosta, alzando i prezzi dei parcheggi: «Rischia di essere un compromesso al ribasso. Dobbiamo fare scelte pensando alla soglia d'efficienza». E a proposito di scelte, lui la sua parte per eliminare le brutture conta di farla. «Demoliremo capanna Palon. Appena concluderemo l'iter per consolidare l'edificabilità, la demoliremo, allo scopo di togliere quella bruttura». Uno sforzo non banale: 200 mila euro.