Antenna ripetitore Vodafone a Montevaccino: giovedì 9 una serata pubblica (nel giorno del Tar)
Comune e Provincia si rimpallano le responsabilità, i residenti contestano, e fra meno di una settimana il tribunale deciderà (ma con scarse speranze)
TRENTO. Il Comune di Trento e la Circoscrizione Argentario organizzano per giovedì prossimo 9 gennaio una serata informativa aperta a tutti sul tema dell’antenna a Montevaccino. L’appuntamento è alle ore 20 nella sala del Centro civico di Montevaccino. Saranno presenti i rappresentanti dell’Appa (l’Agenzia provinciale per la protezione dell'ambiente) e dell’Apss (l’Azienda provinciale per i servizi sanitari).
Curiosamente la serata pubblica arriva quando ormai i giochi sono fatti, e proprio nel giorno in cui il Tar di Trento si dovrebbe pronunciare sul ricorso presentato da alcuni residenti a riguardo dell’installazione dell’antenna Vodafone alta 22 metri.
Diversi i motivi di preoccupazione per i residenti: oltre alla tutela della loro salute, temono danni dal punto di vista paesaggistico così come sotto il profilo economico per una possibile svalutazione del territorio e degli immobili. Come promesso, le 25 famiglie coalizzatesi non si sono fermate soprattutto dopo l’incontro informativo del 15 novembre presso il Centro sociale della frazione sugli effetti delle onde elettromagnetiche emesse dall’antenna e neppure dopo il sopralluogo effettuato il 19 novembre dal sindaco Franco Ianeselli con il suo staff che assicurava un particolare approfondimento con l’intervento dell’Apss in tema di salute e con una verifica dell’iter amministrativo riguardante le concessioni edificatorie che sono in capo alla Provincia la quale però nel procedimento non ha indicato siti alternativi, mentre il Comune è chiamato a far rispettare nell’edificazione il Piano regolatore.
Il ricorso chiama in causa sia la Provincia che il Comune di Trento e punta, dunque, sui due principali aspetti non facili da superare. Infatti, le ricerche sugli effetti negativi per la salute delle onde elettromagnetiche presentano risultati divergenti e la difesa paesaggistica del territorio non ha trovato in Provincia ostacoli particolari per la realizzazione dell’impianto dopo il nulla osta provinciale della Conferenza dei servizi nonostante un primo pronunciamento in negativo da parte del Servizio Urbanistica e Tutela del paesaggio.
L’Amministrazione comunale, non responsabile del procedimento di autorizzazione, viene accusata di non aver informato la popolazione del paese sull’impianto costruito in pochi giorni a fine settembre dalla Vodafone senza lasciar spazio ad un confronto e allo studio per una dislocazione alternativa che non deturpasse il territorio, facente parte dell’Ecomuseo dell’Argentario, con caratteristiche ambientali e paesaggistiche di pregio. Dopo la raccolta firme contro l’istallazione, il costoso ricorso è stato reso possibile da una serie di operazioni messe in atto dai ricorrenti coordinati da Federico Dalla Costa che abita con moglie e figli piccoli praticamente sotto l’antenna.
Le venticinque famiglie, dislocate a poca distanza dall’antenna, hanno anticipato quasi una decina di euro per l’avvocato che ha assunto il compito di presentare il ricorso e seguire l’iter processuale; hanno chiesto sostegno economico a tutti i “montesi”; hanno aperto un crowdfunding (piattaforma GoFundMe); vendono biscotti fatti in casa per racimolare un po’ di soldi e affrontare così le spese future.
L’Amministrazione comunale, parte in causa, che non ha affiancato gli abitanti del rione per bloccare l’impianto, aldilà della promessa di un approfondimento in tema di salute nell’incontro di giovedì 9 gennaio a Montevaccino con l’Apss, e pur dimostrando un interessamento al problema, resta in attesa del pronunciamento del Tar per agire di conseguenza.
Gli uffici intanto stanno approfondendo l’argomento per poter intervenire tempestivamente su altri impianti di antenne che dovessero interessare il territorio comunale. Si confida in un ripensamento del Tribunale amministrativo regionale che già si era pronunciato a favore dell’impianto probabilmente sulla base di una scarsa documentazione della Pat che tutelasse gli abitanti. Se - come si dice – sarà difficile eliminare l’impianto almeno venga indicata la necessità di cambiare dislocazione dell’antenna in un’area meno abitata.