Mense in Vallagarina, tonnellate di pietanze buttate
Nell'anno dell'Expo, partita in pompa magna con l'ambizione si di trascinare in Italia milioni di turisti, ma anche di ragionare di fame nel mondo, i riflettori sono concentrati sullo spreco. Un dettaglio che in Comunità di valle da tempo ritenevano di dover valutare - con o senza Expo - tanto che si è appena conclusa un'indagine su sei delle 29 mense lagarine servite - attraverso l'appalto con Risto3 - dall'istituzione di via Tommaseo. E il dato che ne esce, benché non del tutto inaspettato, è desolante: dai tavoli presi d'assalto ogni giorno dai bambini lagarini viene buttata una montagna di cibo.
Letteralmente. Nelle sei scuole, in quattro settimane, dei 13 mila chili di cibo preparati dalle cucine, ne viene buttato il 23%. Ovviamente, non è perché le cuoche non sappiano fare i conti o vadano male sulle dosi al momento di fare la spesa. Il dato è frutto soprattutto di un aspetto fondamentale: la scuola, o meglio la Comunità di Valle, si è assunta anche il compito, garantendo il servizio di mensa, di fare educazione alimentare. Quindi niente menù fai da te e acchiappa golosi: i menù vengono indicati dal servizio di dietetica, perché i pargoli devono mangiar bene. Peccato che abituati a questo regime alimentare proprio non siano. Il risultato è appunto, quello di trovarsi i bidoni pieni.
Per capire che gli sprechi sono frutto di questo, basta dare una scorsa ai dati dell'indagine, che ha messo sotto la lente d'ingrandimento le cucine di sei delle 29 scuole lagarine: dopo aver offerto il pranzo a mediamente 1.700 utenti al giorno (per un totale di 142.029 piatti serviti), in queste scuole finisce nel bidone il 23% di quanto proposto: il 7% è cibo non servito, ma il 16% è quello avanzato nel piatto. Su cosa si butta la previsione era facile: soprattutto verdura. Tra cotta e cruda finisce nell'immondizia il 30% di quanto acquistato. Un'enormità. Per quanto riguarda i primi piatti la percentuale scende al 20%, per i secondi al 23%. I viaggi verso il più vicino bidone, inoltre, sono più numerosi quando ai ragazzini si propone il piatto vegetariano, ma pure minestra e pesce prendono troppo spesso la via dell'immondizia.
L'indagine, realizzata assieme all'ufficio statistica della Provincia e all'Osservatorio per la salute, non aveva l'unico obiettivo di fotografare l'esistente e lanciare un allarme. Il fine ultimo del progetto è quello di dare un taglio agli sprechi o quantomeno di ridurli nel modo più efficace possibile, senza tuttavia cedere sul fronte dell'educazione alimentare. Perché se ai ragazzini si servissero ogni giorno hamburger e patatine fritte non si avrebbero scarti, ovviamente. Ma nemmeno ragazzini sani. La battaglia quindi continuerà - tanto più che le statistiche pubblicate recentemente sul livello di obesità sono quelle sì davvero allarmanti - ma tentando di ridurre gli scarti.
Un progetto a cui plaude anche il decano don Sergio Nicolli, che a sentire i numeri dei rifiuti ha un sussulto: «Il problema non sono i bambini, ma i genitori. Sono molto contento di questo progetto, da tanto cerchiamo di fare un discorso sugli sprechi. Perché lo spreco è un'offesa a chi non ha abbastanza. E non sono solo persone in Paesi lontani, c'è anche da noi chi non ha il necessario, lo vediamo con la distribuzione dei pacchi viveri: ci sono persone che fino a due anni fa non avevano problemi, ora hanno difficoltà. Lo spreco è un'offesa a loro».