Calcio in Tanzania "griffato" Vallagarina
D’ora in avanti la squadra di calcio del piccolo villaggio di Kisaua Saua, in Tanzania, vestirà la divisa della Nuova Alta Vallagarina. La società sportiva di Volano, su richiesta della presidente del Gruppo missionario laico del paese Rita Zandarco, non ci ha pensato due volte e i giorni scorsi ha messo in un grande borsone magliette, pantaloncini, calzettoni, quattro palloni da calcio e una pompetta per gonfiarli. «Inizialmente Rita ci aveva chiesto se avessimo a disposizione alcuni palloni per la squadra del villaggio africano, dove il gruppo opera dal 1981. Ci siamo mobilitati e siamo riusciti a comporre una divisa completa per 17 giocatori», spiega il presidente dell’Us Nuova Alta Vallagarina Francesco Mattè con la speranza di riuscire ad organizzare una bella amichevole.
«I ragazzi erano al settimo cielo - racconta Rita, appena rientrata dal viaggio solidale assieme ad Attilio Vicentini -. L’hanno immediatamente indossata e scattato la foto di gruppo: erano felicissimi. Inoltre, siamo riusciti a mettere da parte anche qualche offerta affinchè padre Lodovico, fondatore della squadra, comprasse loro delle scarpette». Un modo per portare un po’ di gioia ai giovani calciatori, ma soprattutto per rinsaldare il legame di amicizia e solidarietà che da decenni unisce le due realtà.
Un legame nato nel 1981, quando Guido Tovazzi, marito di Rita (scomparso nel 1999 durante una missione umanitaria in Cile), e alcuni volontari di Volano cominciarono ad aiutare le comunità africane a costruire dapprima pozzi e acquedotti, poi scuole e presidi sanitari.
«Nel nostro ultimo viaggio - spiegano Rita e Attilio - abbiamo percorso più di 5.600 km per verificare se gli aiuti e i progetti che il nostro gruppo effettua in Tanzania, anche grazie ai finanziamenti stanziati dalla provincia, stiano procedendo nel migliore dei modi. Da ultimo la costruzione di un poliambulatorio medico sulle sponde del lago Vittoria. In tanti anni di missioni abbiamo sempre cercato di instaurare rapporti umani forti e fare in modo che le popolazioni locali siano in grado di camminare con le proprie gambe. Ora però l’Africa sta vivendo un grosso pericolo: il nuovo imperialismo cinese che, in nome di nuove infrastrutture e false promesse di lavoro, sta saccheggiando senza alcun ritegno e a proprio esclusivo interesse la terra e, con essa, le sue preziose risorse».