Addio a Luciano Scrinzi, una vita fra banca e famiglia. I figli: “Persona semplice e generosa”
«Papà ha dovuto darsi da fare fin da giovanissimo per sostenere la sua famiglia, perché è rimasto orfano a soli dodici anni» raccontano i suoi figli, Michele e Massimiliano. «Nonostante questo è riuscito perfino a laurearsi: era il 1973, aveva già costruito una famiglia e noi due figli, ma accanto al lavoro in banca aveva frequentato la facoltà di economia e commercio a Verona e si era laureato»
NOGAREDO. Gli occhi grandi di un azzurro limpido, il sorriso e l'inseparabile pipa. Erano questi tratti caratteristici a colpire di Luciano Scrinzi (in foto) e lasciavano subito intuire la persona profonda e altruista che era. È morto nella notte tra giovedì e venerdì, a 92 anni, dopo una vita trascorsa nella sua Nogaredo, con una parentesi di alcuni anni nel capoluogo. Di solito, in questi casi, si dice che chi scompare porta con sé un pezzo di storia, ma Luciano nella sua lunga vita è stato generoso e non ha tenuto soltanto per sé le conoscenze e i ricordi accumulati.
Aveva il grande dono di saper raccontare, ha trasmesso aneddoti e fatti storici sapendo coinvolgere ogni volta chi lo stava ad ascoltare. Ed ha messo le sue competenze a disposizione di molti: sul lavoro in banca, ma anche per la sua famiglia e la comunità. «Papà ha dovuto darsi da fare fin da giovanissimo per sostenere la sua famiglia, perché è rimasto orfano a soli dodici anni» raccontano i suoi figli, Michele e Massimiliano.
«Nonostante questo è riuscito perfino a laurearsi: era il 1973, aveva già costruito una famiglia e noi due figli, ma accanto al lavoro in banca aveva frequentato la facoltà di economia e commercio a Verona e si era laureato». In banca, alla Cassa di risparmio di Trento e Rovereto era entrato a diciott'anni come impiegato all'esattoria, riscuoteva le tasse. Ma aveva fatto carriera Luciano, arrivando a diventare responsabile dell'ufficio fidi di Caritro. E sul lavoro aveva conosciuto anche la moglie, Marta.
«Sul lavoro non si è mai risparmiato - raccontano i figli - ma quando è arrivato alla pensione e ha potuto rallentare i ritmi, si è dedicato a molte cose diverse. Ha restituito con generosità e competenza ciò che la vita gli aveva dato fino ad allora. Lo cercavano in tanti per chiedergli favori, per chiedere un aiuto e lui non si è mai tirato indietro. Dava tutto ciò che poteva, senza pensare se ci sarebbe stato un tornaconto. Semplicemente aveva le competenze per fare ed era felice di farlo».
Luciano Scrinzi ha collaborato per anni con i Consorzi irrigui, è stato prima capo sindaco e poi per molti anni presidente della Cassa rurale di Isera. È stato membro della Consiglio per gli affari economici della Parrocchia di Nogaredo e a lui si devono la realizzazione di molti progetti di conservazione delle chiese di Santa Lucia e Nogaredo. Ha immortalato le memorie del paese in diverse pubblicazioni negli anni del Comun comunale con le sue rievocazioni.
«Con il nostro aiuto ha sistemato la casa di famiglia e acquistato un vigneto: erano due progetti che gli stavano particolarmente a cuore, perché voleva ricostruire quel legame con l'agricoltura che per il padre si era interrotto. Nonno Gustavo, infatti, aveva dovuto vendere la campagna per saldare un debito della Cassa rurale di Nogaredo di cui era sindaco: allora funzionava così, si pagava in prima persona».
Oltre all'amore per la terra, Luciano aveva la passione per la montagna (era stato un rocciatore ed uno sciatore, iscritto alla Sat), quello per la pesca e per l'arte, nelle sue diverse forme. Nei ricordi di chi l'ha conosciuto ci sono anche le suonate con la chitarra, l'impegno da corista con il coro Castelnuovo di Nogaredo e anche le sue interpretazioni da attore a teatro. In quelli della sua famiglia l'affetto di un marito, un padre ed un nonno presente, disponibile e generoso in ogni momento e situazione.