Due anni fa il grave infortunio nella Conceria Vallarsa: ancora nessun risarcimento
Nel dicembre del 2021 il braccio di una ragazza di 22 anni era rimasto incastrato per mezz’ora in un macchinario per la lavorazione della pelle della Conceria della Vallarsa. Nell’udienza di martedì un nuovo rinvio
IL FATTO Grave incidente alla Conceria
LA FERITA Il racconto della giovane infortunata
ROVERETO. La mattina del 14 dicembre del 2021 il suo braccio destro è rimasto incastrato per mezz'ora in un macchinario della lavorazione delle pelle all'interno della Conceria Vallarsa. Un infortunio sul lavoro gravissimo per la ragazza - allora aveva 22 anni - che comporterà conseguenze a lunghissimo termine.
«Non mi sono ancora abituata, il braccio è rigido, non riesco a fare tutto quello che facevo, soprattutto se serve precisione. E il dolore è tanto» raccontava nel luglio scorso. Un percorso difficile per la giovane che nel frattempo è riuscita a trovare un nuovo lavoro ma che ha dovuto abbandonare la sua grande aspirazione, quella di lavorare nel campo della grafica. E che da allora, per quello che le è accaduto, non ha visto un euro di risarcimento.
Un infortunio sul lavoro che si è trasformato in un processo con un unico imputato, il capo della conceria, che deve rispondere di lesioni. Nel corso dell'udienza dello scorso luglio il suo avvocato difensore aveva chiesto la messa alla prova che comporta una sospensione del procedimento penale. E l'esito positivo della prova (che dovrebbe fare all'Amalia Guardini) ha l'effetto di estinguere il reato.
Il pubblico ministero Fabrizio De Angelis aveva dato il suo assenso alla soluzione, ma lo aveva subordinato all'avvenuto risarcimento dovuto alla ragazza. Stessa linea di pensiero per la parte civile (la giovane si è affidata all'avvocato Giovanni Guarini) e il concetto è stato evidenziato anche dal giudice Peloso. Questo a luglio con l'udienza che era stata aggiornata a martedì 5 marzo. Ma passi in avanti non ne sono stati fatti. In sintesi, nessun risarcimento è stato ancora pagato. Ma la speranza è che l'imprenditore si faccia avanti e per questo il giudice gli ha concesso altri due mesi per dare alla ragazza quello che è giusto che abbia.
Udienza quindi nuovamente rinviata ma la prossima sembra essere l'ultima possibilità per il dirigente d'azienda: niente soldi, niente messa alla prova. Che l'udienza di martedì avrebbe potuto avere questo finale e quindi uno slittamento della decisione, era stato anticipato da Manuela Faggioni responsabile salute e sicurezza della Cgil che con il patronato Inca e l'avvocato Giovanni Guarini ha seguito la vicenda della giovane lavoratrice fin dall'inizio.
«Ad oltre due anni dall'incidente sul lavoro alla Conceria Vallarsa che rischiò di costare la vita ad una giovane lavoratrice, rimasta incastrata con un braccio in un macchinario per distendere le pelli, la vittima dell'infortunio non ha ricevuto nessun risarcimento del danno subito. La sua vita è cambiata per sempre e negli ultimi anni ha dovuto affrontare un calvario emotivo e fisico per riprendere in mano la sua esistenza. Il tutto mentre il titolare dell'azienda ha continuato a trascorrere le sue giornate nella normalità. Quindi oltre a ribadire la necessità di rafforzare la formazione e i controlli, restiamo convinti che servano misure incisive per penalizzare chi realmente non rispetta le norme sulla salute e la sicurezza e mette a rischio la vita dei propri dipendenti».