Rigatti (Apt): "Il cementificio? Qui agricoltura e turismo, parliamo con i proprietari per convertirlo"
Il presidente dell’Apt Alto Garda esprime preoccupazione per l'annunciata ripresa dell’attività di combustione della fabbrica e si schiera dalla parte dei promotori del Biodistretto: l'intervista
LA PROTESTA Forni accesi e ventimila Tir sulla Gardesana, cittadini contro i fumi del cementificio
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VALLE DEI LAGHI. «Oggi fanno cemento a Sarche, nel cuore della Valle dei Laghi, ma fra qualche tempo forse capiranno che il marchio “Alto Garda” permetterà loro di guadagnare facendo ben altro, in nome di un’economia veramente green».
Loro sono i vertici della società Italcementi che dal 2016 è parte dell’Heidelberg Cement Group.
Lui, quello che parla, è il presidente dell’Apt Alto Garda Silvio Rigatti, che esprime sostegno ai promotori del Biodistretto: un progetto di agricoltura (e turismo) ecosostenibile che fa a pugni con la riaccensione dei forni dello stabilimento industriale.
Ironia della sorte, da gennaio ripartirà l’attività di combustione della fabbrica del cemento - collocata fra i vigneti che regalano Nosiola e Vino Santo - e nello stesso mese l’ambito turistico della Valle dei Laghi sarà parte integrante dell’Apt dell’Alto Garda.
Rigatti - albergatore di Torbole con radici che affondano a Brusino per parte di madre - dice che l’Apt è con il Biodistretto (domenica ha partecipato al Festival Confluenze, assieme al sindaco di Madruzzo Michele Bortoli e alla deputata di area Patt Emanuela Rossini) e promette che farà tutto il possibile per fare in modo che l’area industriale venga convertita, trasformata, inserita in maniera armonica all’interno di una zona «che nulla c’entra col cemento e col traffico di Tir (il comitato calcola un flusso di 20 mila mezzi pesanti, vuoti e pieni, che ogni anno si riverseranno sulla Gardesana, quando la produzione sarà a regime, ndr)».
Come pensa che sia possibile convincere una società che guadagna col cemento ad occuparsi di altro?
«Guadagna col cemento oggi... ma in prospettiva, in un territorio con la garanzia del marchio “Alto Garda” alle spalle, può pensare di dedicarsi ad altro. È una questione di lungimiranza e di prospettiva». Al posto dello stabilimento cosa ci potrebbe essere? «Un parco, un albergo, delle strutture ricettive o anche un area per i divertimenti dei bambini e per il relax delle famiglie. Le opportunità sono infinite. Guardate l’esempio dell’Alto Adige. Capisco che oggi loro pensino alla produzione di cemento, ma una grande azienda inserita in un ambito come quello del Garda ha solo da guadagnare».
E dalla politica provinciale cosa si aspetta?
«La politica fa la politica. In questo momento non vedo segnali incoraggianti. La speranza è che ci sia visione». Quindi come Apt siete dalla parte del Biodistretto e di Marco Pisoni, che è a capo del comitato cittadino? «Sì. Come potremmo non esserlo? Come potremmo non essere dalla parte dell’ambiente e di ciò che il buon Dio ci ha donato? Certo, non saremo noi a scendere in piazza. Non è il nostro compito, ma faremo tutto ciò che è in nostro potere. Quel catafalco non c’entra nulla con l’ambiente circostante».
La gente del comitato cittadino è molto preoccupata per gli effetti dell’accensione dei forni: paura per la salute dei bambini, per il deprezzamento degli immobili e per l’aumento del traffico pesante che - si dice - rischia di paralizzare il traffico.
«Sono paure che capisco perfettamente. Siamo vicini al comitato e a chi crede nel Biodistretto. Insieme possiamo avvicinare la proprietà del cementificio per proporre insieme un’alternativa economica che possa avere un senso in termini di sviluppo per i prossimi decenni».
Con gennaio la Valle dei Laghi sarà nell’ambito turistico dell’Apt Alto Garda. Avete calcolato quante presenze in più ci saranno sul territorio e il guadagno?
«Il passaggio è ancora ufficioso e non abbiamo ancora i dati precisi. Di sicuro questa rappresenta una grande occasione per tutti coloro che pensano ad un futuro nel turismo. Il nostro è un marchio internazionale e i turisti stranieri avranno modo di conoscere meglio la Valle dei Laghi, con le sue produzioni vitivinicole, il miele, le pareti per l’arrampicata sportiva, le ferrate, i percorsi per escursionisti e per le mountainbike.
La diffusione delle e-bike riduce le distanze e la loro percezione. C’è tanto lavoro da fare assieme ai sindaci, alle associazioni, alla gente a chi vuole fare impresa e pensa ad un futuro fatto di turismo ecosostenibile, di agritur e b&b».
Quanti sono i posti letto in Valle dei Laghi?
«Non ho a disposizione i dati. Oggi non sono grandi numeri. Il nostro Hotel du Lac a Riva ne ha di più, ma è proprio questo il punto: c’è un potenziale enorme e poi la Valle dei Laghi è baricentrica sia rispetto alla zona lago che a Trento. I turisti che potranno visitarla non potranno che affezionarsi.
Inoltre non si deve ragionare solo in termini di posti letto, ma di attività alternative da proporre ai nostri ospiti. Le ciclabili saranno uno dei motori dello sviluppo futuro: fondamentale è accelerare il collegamento bici in sicurezza tra la Valle dei Laghi e Comano (manca il primo pezzo dalle Sarche al Limarò, che è disegnato e finanziato) e poi serve quello dalla galleria a Ponte Arche».