Sarche, in corteo per dire no ai fumi del cementificio: si pensa anche a un'azione legale
Oggi, 29 aprile, si è svolta la manifestazione animata dal comitato locale che si oppone alla riaccensione dei forni di Italcementi, insieme ai ragazzi di Fridays for future e al Wwf
FUMATA NERA Problemi nella riattivazione dei forni per produrre clinker
IL RITORNO Sarche, riapre il cementificio, per almeno 20 anni
IL PROGETTO La crisi energetica non rallenta l'avvio del cementificio
DEROGA Meno limiti per il cementificio sulla combustione dei rifiuti
SARCHE. Una sessantina di persone hanno partecipato questo pomeriggio, 29 aprile, alla manifestazione per dire stop alla riapertura del forno nel cementificio di Sarche.
Anime dell'iniziativa, cominciata poco prima delle 17, dopo il ritrovo davanti al supermercato Orvea di Sarche, i ragazzi di Fridays for future, il comitato Salviamo la valle dei laghi e il Wwf.
Obiettivo della mobilitazione ambientalista, che non ha visto la presenza dei sindaci della zona né di rappresentanti della Provincia, ottenere un dietrofront nella riaccensione dell'impianto di combustione nella fabbrica di Italcementi - Heidelberg Group),
Oggi pomeriggio è partito così un corteo sulla strada, per dire no all'iniziativa industriale della quale si teme l'impatto sul territorio per l'inquinamento atmosferico ma anche per il traffico di mezzi pesanti.
Nel corso della manifestazione odierna, fra striscioni e slogan contro il cementificio, è stata ribadita la volontà di mettere in atto anche un'azione legale per ottenere la sospensione della produzione nel contestato impianto.
Presente anche Natale Rigotti, ex presidente dell'Associazione albergatori trentini, alla passeggiata ecologica di questo pomeriggio, che si è snodata lungo la strada che porta a Ponte Oliveti, dove svetta il cementificio.
Rigotti ha sottolineato che l'amministrazione provinciale aveva garantito la priorità da dare alla tutela della salute.
Potrebbe dunque finire in tribunale il «caso cementificio».
Dopo l'incidente del 20 aprile (una fumata nera nella fase di riavvio del forno), il comitato Salviamo la valle dei Laghi - che da mesi denuncia i pericoli legati al riavvio dell'attività - valuta di adire le vie legali.
Per ora si mantiene lo stretto riserbo ma è certo che il gruppo di cittadini - guidato da Marco Pisoni e dal portavoce Marco Albino Ferrari - ha contattato degli avvocati per capire come tutelare gli abitanti della valle e le attività economiche del territorio.
Dopo che mercoledì scorso una nube si è levata dallo stabilimento industriale, investendo le case e i vitigni (la zona è nota per Nosiola, Vin Santo e TrentoDoc, nonché per essere Distretto biologico e dare quindi lavoro e profitto a realtà come Cantina Ferrari e Cantina di Toblino), le reazioni non sono mancate. E ora non è escluso che il comitato tenti di agire chiedendo una sospensione delle attività: un provvedimento d'urgenza in nome della sicurezza della salute della popolazione residente.
Sullo sfondo c'è poi anche l'ipotesi di un ricorso alla giustizia amministrativa.
Vedremo. C'è da dire che finora gli abitanti non hanno manifestato particolare interesse a fronte di un "allarme" lanciato dal gruppo di Pisoni.
La "fumata" ha però cambiato il "clima" e chi prima non aveva aderito alla raccolta firme di Salviamo la valle dei Laghi si sta facendo sentire.
Hanno alzato la voce anche i giovani di «Fridays for Future» il movimento internazionale nato sull'onda dell'indignazione mediatica di Greta Thunberg.
Dai vertici della società è stato fatto notare che quello registrato è solo un incidente e che nella normalità non si vedrà la coltre di fumo "in stile incendio" che ha investito abitazioni e colture, immagini che hanno viaggiato e viaggiano sui canali social dove si ironizza sullo slogan di Trentino Marketing «Respira! Sei in Trentino».
«In Trentino - commenta Manuela Bottamedi, ex consigliera provinciale e componente del comitato - la politica ha "regalato" la salute dei cittadini e lasciamo stare il danno di immagine per il turismo... È una fabbrica nel mezzo di un biodistretto».
L'Aia (Autorizzazione integrata ambientale) però parla chiaro: tutto regolare. «Abbiamo visto. Ricordo solo che l'Aia non è scolpita nella pietra. È modificabile. In Provincia lo sanno bene».
Più moderato il tono di Marco Pisoni, che però fa l'elenco delle richieste non accolte dalla politica provinciale targata Maurizio Fugatti e Mario Tonina: «Una valutazione di impatto ambientale, l'abbassamento dei limiti degli inquinanti ai range inferiori, una doppia linea di controllo degli emissioni, un cartellone luminoso indicante le emissioni in tempo reale, un tavolo di confronto permanente e uno studio indipendente». La risposta finora è stata «picche» su tutto.