Scurelle, contadino vince in giudizio e costringe Telecom a spostare il cavo
Non ha esitato a citare in giudizio il colosso Telecom il proprietario di un terreno a Scurelle, stufo di avere un cavo telefonico interrato che attraversava la sua proprietà dando problemi idrogeologici. Alla fine - salvo un sempre possibile ricorso per Cassazione - il cittadino l'ha spuntata anche davanti alla giustizia civile, dopo una battaglia sconfinata anche nel penale: la Corte d'appello di Trento, confermando la sentenza di primo grado del Tribunale, ha condannato Telecom a rimuovere il cavo «molesto».
È una sentenza che rischia di spingere anche altri proprietari di terreni e giardini che ospitano cavi a chiederne lo "sfratto" per via giudiziaria.
Attenzione però: ottenere lo spostamento di un cavo non è un traguardo facile da raggiungere anche perché ci sono norme che consentono il passaggio per ragioni di «pubblica utilità». A Scurelle però il ricorrente, assistito dall'avvocato Maurizio Roat, è riuscito a superare anche questi ostacoli normativi.
Che fastidio dà un cavo interrato? È certo peggio se ti passa davanti alla finestra, ma in questo caso la presenza non era indolore. Secondo il proprietario del fondo, il cavo Telecom aveva causato una serie di smottamenti provocando la caduta del muro di confine. Il proprietario sosteneva che di fatto gli veniva precluso il corretto uso del suo fondo agricolo e dunque il cavo doveva sloggiare.
All'atto di citazione presentato dall'avvocato Roat, Telecom rispondeva contrattaccando: chiedeva al giudice in via riconvenzionale di respingere la richiesta attorea ed anzi di riconoscere a Telecom l'usucapione ventennale della servitù.
Il primo nodo da sciogliere era legato alla presenza del cavo: era lì da più o meno di 20 anni? E dunque era trascorso il periodo oltre il quale scattava il diritto di usucapione? I testi chiamati dalle parti davano versioni diverse: secondo un tecnico Telecom il cavo era stato interrato nel 1980, mentre secondo due testimoni citati dal difensore del proprietario c'erano stati dei lavori di spostamento nel 1998. A dirimere la questione è stata una foto tratta da un altro procedimento, prodotta dall'avvocato Roat, in cui si vedeva il famoso cavo con la scritta Telecom. Aveva dunque ragione l'attore perché Telecom Italia è nata nel 1994, se il cavo fosse stato precedente ci sarebbe stato scritto «Sip». E così la domanda di usucapione avanzata da Telecom è naufragata per la presenza del suo logo.
Restava da capire se il proprietario del fondo avesse diritto o meno alla rimozione. I giudici hanno dato risposta affermativa: si può prescindere dal consenso dei proprietari per cavi "volanti" senza appoggio, mentre per quelli interrati occorre il consenso del proprietario e l'iscrizione di una servitù. In questo caso il cavo di Telecom era di fatto "abusivo": «Non vi è prova di un titolo giustificativo - ha scritto il giudice di primo grado - dell'attuale posizionamento» e quindi «tale sistemazione del cavo si risolve, di fatto, in un'illecita occupazione della proprietà del (omissis)». Il cavo dovrà dunque essere rimosso.
La sentenza rischia di essere un pericoloso precedente per Telecom che con ogni probabilità farà ricorso per Cassazione. Il proprietario intanto può festeggiare quello che, per usare un'immagine calcistica, è un secco 3 a 0 a suo favore: venne assolto per aver impedito ai tecnici di Telecom di accedere per una riparazione dello stesso cavo al suo fondo agricolo (1 a 0); il giudice di pace annullò una pesante sanzione amministrativa a suo carico (2 a 0); infine ora ha ottenuto la condanna di Telecom alla rimozione del cavo (3 a 0).