Teleriscaldamento, il nuovo contratto fa discutere
Primiero e San Martino, proteste per le nuove condizioni applicate
Acsm Teleriscaldamento spa cambia unilateralmente il contratto applicato ai suoi 1.675 utenti: e in valle scoppia la rivolta. Albergatori, grossi condomini e piccole utenze infatti non ci stanno. Molti hanno già inviato lettere di protesta e diffida alla società o stanno preparando i preventivi per staccarsi dalla fornitura.
La questione, nella complessità burocratica di contratti spesso incomprensibili, è tutto sommato semplice: le prospettive per la società pubblica, controllata da Acsm spa e nata nel 2014 dalla fusione per incorporazione di Ecotermica Primiero spa in Ecotermica San Martino spa, non sono delle migliori.
Anche se l’ultimo bilancio approvato dall’assemblea ordinaria in marzo riportava un utile di 19.522 euro, la nota integrativa al documento contabile esternava infatti due preoccupazioni: che «l’energia termica venduta a Primiero è sensibilimente inferiore alle previsioni progettuali e non perfettamente coerente con la potenzialità della centrale, per cui nel corso dell’esercizio è stato effettuato un intervento di riduzione della potenza della caldaia a biomassa numero 2, portandola da 8 MW a 5,5 MW»; e che «nel 2015 abbiamo assistito a un costante calo del prezzo del gasolio da riscaldamento, che rappresenta l’alternativa energetica più diffusa nel territorio in cui opera Acsm Teleriscaldamento».
Un divario che ha già comportato la «fuga», lo scorso inverno, dalla fornitura a cippato di due importanti utenze (la casa di riposo San Giuseppe di Transacqua e l’Istituto salesiano Santa Croce di Mezzano) e che, continuava la nota integrativa, «impone alla società un’attenta valutazione sulle tariffe di vendita applicate, con azioni mirate sul fronte dei costi».
Ma, ad economie di scala già completate dopo la fusione, pare che Acsm abbia deciso di intraprendere azioni più sul fronte dei ricavi, che su quello dei costi. Di questo sono convinti moltissimi utenti, dopo che a inizio luglio hanno ricevuto una lettera che li informa della modifica unilaterale del contratto, con l’applicazione automatica a tutti della tariffa «Standard» («conveniente per le utenze con consumi elevati»), basata sulle stesse tariffe in uso dal 2013 a oggi, e l’applicazione di quella a «Consumo minimo» soltanto se espressamente richiesta con apposito modulo. Una modifica per altro valida «a partire dai prelievi successivi al 1° luglio», ossia su ogni consumo effettuato dal 1° luglio in poi, dunque di fatto senza dare la possibilità effettiva di contrattare le modifiche agli utenti, cui resta solo il recesso, difficile però per coloro che hanno costruito alberghi e case senza caldaie autonome o per coloro che hanno dismesse quelle vecchie, affidandosi totalmente al riscaldamento a cippato.
La rivolta dunque parte dagli albergatori di San Martino, località che con quasi 21 milioni di kWh termici acquistati nel 2015 (su 37 milioni totali), di cui oltre 12 milioni «commerciali», fa la parte del leone nel fatturato Acsm. Conferma Maurizio Rimondi, dell’Hotel Del Alpes: «In otto albergatori abbiamo incaricato un legale di scrivere una lettera ad Acsm, per contestare e bloccare le modifiche unilaterali e chiederne uno stop. Ma molti altri si stanno facendo fare dei preventivi per slacciarsi dal teleriscaldamento. E se la società perde un po’ di hotel e di grossi condomini, con 50-60 appartamenti, va in rosso».
Rimondi spiega che i clienti di San Martino contestano le modalità della comunicazione, la retroattività delle nuove condizioni ma soprattutto la cancellazione dell’articolo 5 che, nei contratti dell’ex Ecotermica applicati finora, garantiva un risparmio certo del 20%, rispetto ai costi del gasolio: «Ora per le utenze standard viene applicato uno sconto dell’11% fino al 30 settembre 2017, ma dopo la spa potrà fare ciò che vuole, senza limitazione alcuna». E anche questo, considerando anche la natura pubblica della società, a tanti non va giù.