Lupi: allevatori delusi dalla linea provinciale
«Il problema del lupo dovremo imparare a gestirlo insieme».
Queste le parole dell’assessore provinciale all’agricoltura Michele Dallapiccola all’incontro con i gestori delle malghe della Vezzena, gli allevatori e molti cittadini avvenuto ieri pomeriggio nella sala consiliare di Levico per confrontarsi sulla presenza del lupo sull’Altipiano, uno dei tre grandi carnivori insieme a orso e lince.
«La differenza sta nel fatto che il lupo è tornato spontaneamente, non un singolo esemplare è mai stato liberato nella penisola» ha spiegato il dottor Claudio Groff ai presenti. «Contrariamente all’orso, il lupo è carnivoro ma non è pericoloso per l’uomo: in Italia ci sono ad oggi più di 2000 lupi e l’ultima aggressione all’uomo si è verificata 200 anni fa». Un animale diffidente, che tende a stare alla larga dall’uomo e ad attaccare di notte, ma allarga volentieri il suo bacino di caccia a ovini, caprini, bovini ed equini, che gli allevatori custodiscono all’aria aperta sull’Altipiano durante il periodo dell’alpeggio, concentrandosi particolarmente su esemplari più indifesi come giovani vitelle e manze, asini o puledri.
L’episodio della settimana scorsa che ha interessato Malga Fratte con l’attacco a due asine, madre e figlia, «ha portato a galla il problema prima di quanto pensassimo» ha spiegato Dallapiccola: «Sapevamo dell’espansione del lupo sul territorio Trentino. Vezzena può diventare, purtroppo per chi lì ci vive e ha delle attività, un luogo dove fare esperienza insieme nella gestione di questo animale».
Non è ben chiaro quali misure di sicurezza tra le recinzioni elettrificate e i cani da guardiania possano funzionare per il lupo e il «Piano Nazionale del Lupo» non è ancora stato approvato a livello ministeriale, ci sarà una prima riunione degli assessori regionali la prossima settimana: a Vezzena da parte delle Guardie Forestali ci saranno pattugliamenti serali.
L’unico dato certo sembra essere la crescita esponenziale dei predatori in regione che sono passati da 2 nel 2010 a più di 100 in soli 7 anni: una specie in espansione che trova nei boschi del Trentino un ambiente quanto mai favorevole rispetto alla altre zone alpine per la grande presenza di cervi, camosci e altre prede. Non sono molto soddisfatti gli allevatori che hanno chiesto di tenere lontano il lupo dai loro animali: «Prima ci dovrebbe essere dato il tempo di abituarci alla sua presenza e prendere le misure necessarie e capire come gestirlo e come comportarci nei confronti delle bestie che non possono difendersi. Non possiamo allontanarlo o spaventarlo?» ha chiesto Oscar Zanoni di Malga Postesina, esprimendo il dubbio di tutti i presenti. «Il lupo non si può né spostare né tantomeno uccidere o spaventare con i fucili ad aria compressa: tutto questo sarebbe una violazione delle norme europee che lo classificano come "specie particolarmente protetta"; l’unica soluzione è imparare a convivere» ha spiegato il responsabile del servizio Foreste e fauna della Pat Maurizio Zanin.
Eppure, ha spiegato il titolare di Malga Marcai, «il lupo 10 anni fa non c’era e questo non rappresentava un problema dal punto di vista faunistico e ambientale. Anzi, si stava molto meglio e la presenza del lupo in un contesto come quello trentino che predilige il turismo family con escursioni e passeggiate è totalmente fuori luogo».
Da non sottovalutare inoltre il legame affettivo che gli allevatori hanno con i loro animali, ai quali sono legati come agli animali domestici più comuni. «Non ci fidiamo a portarli in malga: intanto le vitelle sotto i 12 mesi sono rimaste a valle» hanno detto «ma i lupi, se non trovano i vitelli o gli animali più piccoli, sono capacissimi di attaccare anche le altre». Gli allevatori sono seriamente messi alla prova e il rischio dell’espansione del lupo sull’Altipiano fa preoccupare.