Da 33 anni le Clarisse al convento di Borgo "Preghiera, lavoro e un po' di Facebook"
Una vita decisamente Chiara. Da quando, 33 anni fa, il 25 agosto del 1984 a Borgo venne aperto il Monastero di San Damiano. Inizialmente quattro sorelle, tutte dall’Umbria, dal Protomonastero di Assisi. Oggi sono dieci, di cui sei trentine. Una piccola comunità nella comunità.
Nel piccolo parlatorio incontriamo l’abbadessa suor Barbara Veronica. Con lei anche suor Emmanuela. Da poco sono finite le lodi mattutine e la Messa. Un monastero, quello di Borgo, fortemente voluto dall’allora vescovo Alessandro Maria Gottardi e dai frati trentini, allora presenti anche a Borgo. «Il nostro è stato un ritorno dopo che nel 1673 le primo monache arrivarono a Borgo, dove oggi c’è la chiesetta di S. Anna, dal monastero San Carlo di Rovereto».
Suor Veronica ha 46 anni, da 17 anni è entrata nell’Ordine. «Allora le nostre sorelle vennero accolte con gioia e calore, sentimenti che in questi anni non sono mai venuti meno. Certo - ci racconta - la nostra vita contemplativa è una vita nascosta ma la nostra è una presenza di intercessione. E con le nostre sorelle sentiamo l’affetto della gente».
Al monastero la sveglia suona alle 5.25 nei giorni feriali, alle 6 in quelli festivi. Letture, meditazione e lodi mattutine per iniziare la giornata. Poi si lavora: tre ore al mattino, due al pomeriggio. Lavori decorosi e di comune utilità. «Viviamo del lavoro delle nostre mani - ci racconta l’abbadessa - perché fa parte della nostra vocazione, come hanno insegnato i nostri santi Chiara e Francesco, e perché, per noi, anche il lavoro è preghiera e comunione!»
Lavori artigianali, ricamo, riporto in oro, uncinetto, sfilature e intaglio, pittura su stoffa, decorazione di ceri, piccoli manufatti in legno. Tre volte al giorno, alle 7, a mezzogiorno ed alle 18.30, in paese si sente suonare la campana del monastero. Esattamente da 33 anni. «Una abitudine legata all’Angelus, una campana che aiutava anche a scandire i tempi di lavoro nei campi».
E’ uno dei tanti riti che scandiscono le giornate delle dieci sorelle dove trovano posto anche i vespri serali fino alla compieta delle 21. Una vita monastica che si fonda su tre pilastri, altrettanti capisaldi dell’Ordine: verginità, povertà e obbedienza. E che a Borgo, fin dall’apertura del monastero, viene promossa anche con dei ritiri spirituali.
«Inizialmente - ci racconta suor Emmanuela, 54 anni - venivano promossi ed organizzati in collaborazione con i padre francescani e offerti sia ai ragazzi che alle ragazze. Poi, con il tempo, sono stati riservati alle ragazze dai 18 ai 35 anni. In questo ultimo anno e mezzo sono state ben 27 le ragazze che si sono avvicinate: arrivano il venerdì pomeriggio e se ne vanno la domenica sera per un confronto con la vocazione alla vita consacrata». Soggiornano nella foresteria del monastero. «Nei nuovi spazi che abbiamo ricavato laddove una volta, fino a due anni fa, c’era il convento dei frati. Prima avevamo solo cinque stanze a foresteria - prosegue suor Veronica - ora possiamo ospitare più persone. In questo modo le aiutiamo anche a capire quale è la loro strada e quello che Dio ha scelto per loro».
Le ragazze arrivano da tutto il Nord Italia, soprattutto da Veneto, Lombardia e anche dal Trentino. Sono tante le iniziative messe in campo dal monastero, tutte promosse anche sul sito internet (www.clarisseborgovalsugana.it) e sulla pagina Facebook. Iniziative legate all’anno liturgico (da settembre a settembre) e che nell’agosto del 2018 si arricchiranno anche con una settimana di discernimento o scelta vocazionale.
Nel parlatorio le sorelle incontrano tanta gente. «Quello che abbiamo potuto constatare, in questi ultimi anni, è come anche in Valsugana ci sia un tessuto sociale sempre più fragile. Quello che si respira, parlando con la gente - concludono suor Veronica e suor Emmanuela - è un senso sempre più profondo di solitudine».
Sulla grata che ci divide dalle due sorelle una piccola scritta: il Signore ti dia pace. Quella pace che qui, nel monastero di Borgo, si può toccare con mano.