Ora si sa dove riposano le spoglie dei soldati Elia Lenzi e Filippo Trentin
La ricerca è stata lunga e faticosa. Ma alla fine le spoglie di Elia Lenzi e Filippo Trentin sono state ritrovate. Parliamo di due soldati dell’impero austroungarico - il primo di Samone, il secondo di Telve di Sopra - caduti durante il primo conflitto mondiale, di cui si erano perse le tracce.
Oggi, i loro familiari, grazie alla preziosa collaborazione dello storico e ricercatore Stefano Delucca, sono riusciti a trovare anche le tombe. Elia Lenzi è sepolto nel cimitero centrale di Vienna. Filippo Trentin riposa presso il sacrario Pian dei Salesei: è il nonno di Fiorina, la moglie di Pierantonio Dall’Oglio di Borgo. È stato lui a contattare Delucca e, con lui, a dare il via alle ricerche.
«Classe 1871, era stato arruolato nell’8ª compagnia del 4° reggimento cacciatori imperiali tirolesi. La famiglia sapeva solo che era caduto il 15 aprile del 1916, allo scoppio della grande mina, sul fronte italiano di Col di Lana. Poi più nulla. Per tantissimi anni - ci racconta Pierantonio - il suo ricordo era caduto nell’oblio fino a quando, grazie a Delucca, siamo riusciti a recuperare le sue tracce. Oggi riposa nel cimitero militare a Livinallongo, nel bellunese, nella tomba 46». Nei mesi scorsi i suoi familiari (Paolo, Elena, Renato, Pietro, Fiorina Trentin e lo stesso Dall’Oglio) gli hanno fatto visita.
La storia di Elia Lenzi è più lunga. Ce la racconta Enrico Lenzi. «Del mio prozio, in famiglia, sapevamo davvero poco. Era il fratello della nonna paterna, Augusta, e di mia zia Emma. Figlio primogenito di Martino e Anna Carraro, si sapeva solo che era caduto in Galizia, poco dopo lo scoppio della guerra».
Classe 1892, faceva parte dalle 1ª compagnia del 2° reggimento Tiroler Kaiserjager: Il 28 agosto 1914 venne ferito alla testa da un colpo di arma da fuoco vicino a Leopoli. Portato all’ospedale generale di Vienna, nel distretto 9, morì il 10 settembre dello stesso anno.
«Da sempre sono stato incuriosito dalla sua figura, dalla sua storia, dalla malinconia che racchiude il suo ricordo e dall’assenza di notizie». I genitori di Elia nel 1916 andarono profughi a Offagna, paese dell’anconetano, dove il padre Martino morì l’8 febbraio del 1918. Del figlio soldato si persero le tracce fino a quando, nel 2004, a Spera venne presentato il libro «Gospodi Pamilo Aiutaci o Signore», diario vivente di Pietro Carraro «Ava». In un brano del libro, letto da Mario Costa, si racconta del ferimento in Galizia e si dice della successiva morte di Elia Lenzi di Samone.
«Dieci anni dopo, a Telve, visitando la mostra sui caduti telvati nella grande guerra, incontro Stefano Delucca - ci racconta Enrico Lenzi - e gli parlo di questo prozio. In poco tempo, consultando i libri dei caduti e recuperando notizie preziose, riusciamo a trovare i suoi resti».
E lo scorso anno, a settembre, Enrico e la moglie vanno al cimitero centrale di Vienna con l’obiettivo di trovare il luogo di sepoltura: «Non è stato facile. Parliamo di una struttura con un’estensione di 2,5 chilometri quadrati, il secondo più grande cimitero d’Europa. Ma 103 anni e 10 giorni dopo la morte suamo riusciti a ritrovare Elia. È stata la prima volta che qualcuno della famiglia ha potuto recitare una preghiera sulla sua tomba».
Come Filippo, ora Elia non è più un disperso di guerra. Tutte e due le famiglie sono riuscite a ritrovare i loro cari. Lo hanno fatto grazie alla passione e la disponibilità di Stefano Delucca.
«Io devo ringraziare Rosamaria Torghele, che da tempo cura l’archivio parrocchiale di Samone. Ma voglio ricordare - conclude Enrico Lenzi - anche Luca Girotto e Rossella Giampiccolo che, oltre a Delucca, con le loro ricerche e le pubblicazioni edite nel corso degli anni ci permettono di riscoprire la nostra storia. Ma fondamentale è il ruolo degli amministratori locali che da sempre favoriscono la ricerca, sostengono la pubblicazione dei risultati e promuovono eventi volti a diffondere la conoscenza affinché di questa nostra storia sia mantenuta memoria».