Lago di Caldonazzo, la titolare del bar Miralago: «Ho sconfitto il cancro al pancreas, mai mollare»
La forza di Lucia Viola Ciola (a destra, con la dottoressa Dellantonio): “Ma non chiamatemi guerriera, perché non mi piace questa definizione. Io ci ho solo messo tutta la mia grinta, e grazie al fatto anche che la mia testa ed il mio fisico non hanno mai ceduto, ho deciso di raccontare la mia storia, anzitutto per incoraggiare chi può trovarsi nella mia stessa situazione e si sente scoraggiato”
CALDONAZZO. "Cancro al pancreas". Ricevere una diagnosi così, è facile intuirlo, getterebbe nello sconforto chiunque. Anche per il collegamento a morti famosi, come Steve Jobs o Gianluca Vialli, e soprattutto perché è risaputo come questo particolare tipo di tumore quando manifesta i suoi sintomi sia ormai troppo tardi.Ma per una serie di fattori, fortuna o miracolo a seconda di come la si pensi, e soprattutto grinta, tanta grinta, non sempre a vincere è il cancro. Ne è un esempio lampante Lucia Viola Ciola (a destra, con la dottoressa Dellantonio), titolare del bar Miralago sulle sponde del lago di Caldonazzo, che a fine 2022 si è sentita pronunciare al telefono quella diagnosi. E che dopo un comprensibile momento di sbandamento, ha ingaggiato la sua personale battaglia contro il cancro.
«Ma non chiamatemi guerriera - sottolinea immediatamente - perché non mi piace questa definizione. Io ci ho solo messo tutta la mia grinta, e grazie al fatto anche che la mia testa ed il mio fisico non hanno mai ceduto, ho deciso di raccontare la mia storia, anzitutto per incoraggiare chi può trovarsi nella mia stessa situazione e si sente scoraggiato, ma anche perché vorrei che finalmente cadesse lo stigma che si abbatte sempre, purtroppo, su chi è malato di cancro. Una parola che si fa ancora fatica a pronunciare, un male che fa cambiare anche le persone che si hanno davanti quando si racconta quello che si sta vivendo».
Lucia Viola, in questo anno quasi da quando ha ricevuto la diagnosi, non si è mai persa d'animo: e se inizialmente la prima idea è stata quella di tenere chiuso il bar per la stagione, lo stare dietro al bancone si è rivelata un'altra scelta vincente, perché il contatto con la clientela e la vita di sempre (sono quasi 30 gli anni di gestione del bar) sono stati un altro tassello di questa storia vincente grazie al carattere di Lucia Viola, che trasmette energia scoppiettante.
«L'anno scorso - racconta Ciola - ho avuto prima un collasso, mentre ero qui al bar. Sono andata in ospedale e, come prevedevo, mi hanno trovata ipertesa. Hanno trovato anche una macchiolina al pancreas, ma senza capire bene cose fosse. Si pensava ad una pancreatite che ho passato senza accorgermene. Poi, tempo dopo, ho fatto una grossa congestione ed ho avvertito un dolore strano rispetto al solito». Solo a quel momento, si è arrivati alla diagnosi certa: un cancro definito fin da subito inoperabile. La sua dottoressa di medicina generale, Alessandra Dellantonio, la indirizza al centro specializzato di chirurgia pancreatica di Verona, a Borgo Trento. A Trento invece, in oncologia medica, il punto di riferimento sarà la dottoressa Francesca Maines.
«È grazie a loro se sono qui - prosegue Ciola - e mi sento di doverli ringraziare . Ma tengo a sottolineare anche che, quando ho ricevuto la diagnosi, non mi sono buttata nelle ricerche in internet, mi sono solo fidata dei medici che avevo davanti, della scienza e della ricerca».
Dopo un primo ciclo di 6 chemioterapie a Trento, il primo controllo alla tac rivela che il cancro è regredito; lo specialista di Verona suggerisce un altro ciclo prima di poter operare. «Non ho mai perso un colpo, ed anzi passavo 12 ore al giorno al bar, anche il giorno dopo la chemio».
Il mese scorso si sottopone all'operazione che le asporta parte del pancreas, ed al contempo viene eseguito il controllo istologico, per verificare se la malattia si sia diffusa ancora. Lo scorso 7 settembre, giorno del compleanno, Lucia Viola riceve forse il più bel regalo di sempre: la conferma che l'esame istologico è negativo.
«I medici - conclude - mi dicono che dovranno passare ancora due anni di controlli periodici per dichiararmi completamente guarita. Ma guardami, l'avresti mai detto che avevo un cancro inoperabile?».