Morto soffocato dal fumo a Levico, il dolore degli amici e dei colleghi di Giuliano Lazzeri
Si dovrà attendere la settimana prossima per conoscere la data del funerale del cinquantanovenne rimasto ucciso giovedì pomeriggio nell'incendio in casa sua, in viale Dante
IL DRAMMA Morto nel rogo (Foto Pedrotti)
VIDEO Parla il comandante dei pomperi di Levico
LEVICO. A Levico dove viveva, ad Ischia dove era cresciuto, a Trento dove per tanti anni aveva lavorato alla Beato de Tschiderer, dapprima come operatore socio sanitario, poi - dopo i gravi problemi di salute che lo avevano colpito - come addetto con altre mansioni. Un particolare, questo, che spiega più di molte parole quanto Giuliano Lazzeri fosse apprezzato. Anche dopo che a malincuore aveva dovuto lasciare quelle mansioni che tanto amava, nella struttura avevano fatto di tutto per poterlo avere ancora con loro, per poter contare sulla sua professionalità ma prima ancora sulle sue doti di umanità, garbo, gentilezza, empatia che sapeva instaurare con ospiti e colleghi.
«Purtroppo avevo avuto modo di condividere con lui il mio percorso professionale per poco tempo - spiega il direttore della struttura Alessandro Menapace - dato che dalla primavera del 2021 la sua salute lo aveva costretto a lasciare il lavoro. Ma era ancora uno di noi, era un collaboratore a cui in qualsiasi modo cercavamo di essere vicini. In queste ore, dopo la tragica notizia della sua scomparsa, ho condiviso con i suoi colleghi tante testimonianze di affetto e profonda stima, per una persona che aveva sempre saputo dare tanto nel proprio lavoro quotidiano, soprattutto dal punto di vista umano che per chi opera in realtà come le nostre è fondamentale».
Testimonianze di affetto e vicinanza alla famiglia che venerdì 5 gennaio - e prima ancora già dalla tarda serata di giovedì, quando ha iniziato a trapelare la notizia della sua morte - sono arrivate anche da tante persone che avevano avuto modo di apprezzare Giuliano Lazzeri sul lavoro, certo, ma anche nella vita di tutti i giorni.
Gli amici d’infanzia in Alta Valsugana, i familiari di ospiti della de Tschiderer, semplicemente tanti conoscenti che magari scambiavano con lui solo qualche battuta ogni tanto quando lo incontravano per strada. Una presenza la sua, che era forzatamente discreta, forse più di quanto lui stesso avrebbe voluto. Ma intensa, che ora si è fatta dolorosa assenza.