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Stragi del 7 ottobre, la cerimonia a Tel Aviv in memoria delle oltre 1.200 vittime

Osservato un minuto di silenzio in memoria delle vittime degli attentati messi in atto da Hamas il 7 ottobre 2023. Furono uccisi 1200 civili e militari israeliani e rapite  circa 250 persone, tra cui 30 bambini, portati nella striscia di Gaza. Di loro 105 sono state rilasciate durante la tregua del novembre scorso, altre sono state liberate in azioni militari, altre sono morte durante la prigionia. A Gaza restano ancora 101 ostaggi, 36 sono stati già dichiarati morti.

Alle sei del mattino nuvole grigie pesavano sul cielo di Israele, l'afa era già opprimente. Alle 6.29 - l'ora dell'attacco di Hamas al kibbutz Reem 12 mesi fa - il presidente Isaac Herzog ha iniziato la giornata con un minuto di silenzio lì dove si teneva il festival Nova, con migliaia di ragazze e ragazzi. In 360 sono stati sterminati. Numerose donne violentate, giustiziate con un colpo alla testa e bruciate, altri presi in ostaggio, in parte ancora a Gaza.

I soccorritori hanno trovato i cadaveri ammassati dietro qualsiasi posto avessero provato a nascondersi. Mucchi di giovani senza vita. Centinaia di persone hanno preso parte alla commemorazione del 7 ottobre nella foresta di eucalipti dove oggi c'è un memoriale divenuto luogo di pellegrinaggio da tutto il mondo, con le foto e il sorriso di ogni singola persona strappata alla vita quel giorno. Le famiglie sono arrivate presto, si sono strette negli abbracci, baciando in lacrime le immagini di figli, parenti, amici assassinati dai terroristi. Il dolore, la commozione sono stati sommessi, tenuti dentro i confini dei propri corpi.

Il presidente Herzog ha cercato di parlare con ogni famiglia. Alla stessa ora del mattino, un numeroso gruppo di familiari degli ostaggi si è riunito in silenzio in via Aza a Gerusalemme, vicino alla casa del primo ministro Benyamin Netanyahu. Per due minuti una sirena nascosta dentro un furgone - per i divieti di sicurezza imposti dall'esercito - ha segnato l'ora dell'assalto di Hamas. Nel pomeriggio, le centinaia di persone affluite al parco Yarcon di Tel Aviv per la cerimonia organizzata dai parenti delle vittime sono stati investite all'improvviso dal rumore spaventoso di decine di sirene d'allarme che suonavano tutte insieme per un missile balistico lanciato dallo Yemen: il caos ha avuto il sopravvento, in troppi avrebbero dovuto ripararsi nei rifugi pubblici in soli 90 secondi. Le persone si sono stese per terra coprendosi la testa con le mani. Fortunatamente il missile terra-terra è stato abbattuto prima di arrivare sul territorio israeliano.

"La mia Hadar, che Dio vendichi la sua morte, è caduta, è stata assassinata, a piedi nudi, in pigiama, all'avamposto di Nahal Oz. Hadar, la mia figlia più piccola, irradiava una luce che toccava tutti quelli che la circondavano", ha detto Yigal Cohen, padre di una delle giovani soldatesse osservatrici assassinate il 7 ottobre.

"Sono qui oggi come un padre che ha perso la sua bambina, la cosa più preziosa della sua vita. Non so ancora come rialzarmi dalla distruzione del mio mondo privato. Ma so che dobbiamo rialzarci dalla distruzione della nostra casa collettiva. Insieme", ha mormorato. Alle 19.45 un'altra cerimonia nella città meridionale di Ofakim, poi alle 20 un ricordo a Sderot, nell'ex stazione di polizia distrutta nell'attacco di Hamas.

Alle 21 la proiezione a Tel Aviv della contro-cerimonia voluta dal governo, ma non in diretta e preregistrata, da Ofakim, nonostante il rifiuto dei familiari degli ostaggi e delle vittime di prendervi parte. "Nel terribile anno appena concluso, ho fotografato decine di funerali. Non è stata un'esperienza facile. Averli immortalati tutti quanti è stato per me un grande onore. Anche se è ingenuo, spero che ogni funerale che fotografo sia l'ultimo e che queste immagini possano a loro modo promuovere l'arrivo della pace", ha detto il fotografo Tomer Appelbaum a Haaretz. A Gaza restano ancora 101 ostaggi, 36 sono stati già dichiarati morti. La sorte degli altri non si conosce.