Il capo dello Stato a caccia di soluzioni
Il presidente della repubblica, Giorgio Napolitano, evoca la «nebbia» per descrivere lo stallo nella formazione del governo. In effetti non si vedono chiare vie di uscita all'impasse in cui ci si trova: Pier Luigi Bersani, il segretario del Pd, continua la pressione su Beppe Grillo per fargli accogliere la proposta del suo partito ma ottiene dall'ex comico genovese l'ennesimo «niet» che oltretutto si colora giorno dopo giorno di toni sempre più aggressivi
Il presidente della repubblica, Giorgio Napolitano, evoca la «nebbia» per descrivere lo stallo nella formazione del governo. In effetti non si vedono chiare vie di uscita all'impasse in cui ci si trova: Pier Luigi Bersani, il segretario del Pd, continua la pressione su Beppe Grillo per fargli accogliere la proposta del suo partito ma ottiene dall'ex comico genovese l'ennesimo «niet» che oltretutto si colora giorno dopo giorno di toni sempre più aggressivi.
A chi, nel corso di una cerimonia, lo indica come «faro» del Paese, Napolitano risponde: «Non so se faro o luce ma a volte si fa fatica a fare luce nella nebbia». In ogni caso il capo dello Stato assicura che non si arrenderà di fronte alle difficoltà: «Farò quel che debbo fino all'ultimo giorno del mio mandato».
Ieri Bersani ha rilanciato la proposta di un mandato da assegnare alla sua persona per formare un governo assieme a Movimento 5 stelle, M5s, su un programma in otto punti. Del quale fa parte la lotta alla corruzione che lo stesso segretario, non a caso, illustra. «La nostra proposta - afferma - non è una pretesa, tantomeno la mia, ma è un dovere. Dobbiamo dire attraverso quale via si possa arrivare alla governabilità e avviare la legislatura». Bersani insiste da un lato sul fatto che gli otto punti sono anche nel programma del M5s, e dall'altro sulla «responsabilità» che ora ricade anche su Grillo. «Lui ha scelto la via parlamentare ora dica come intende prendersi responsabilità davanti al Paese», evidenzia Bersani.
Ma la risposta del leader dei 5 stelle, come sempre attraverso i media stranieri, gela qualsiasi aspettativa. «C'è una regola nel nostro movimento. Noi non facciamo accordi con i partiti, quindi non c'è niente da decidere. Loro parlano della trasparenza dei partiti, noi parliamo della loro dissoluzione».
La prospettiva di Grillo è del tutto estranea a quella di Bersani ed è più rivoluzionaria che riformista: «Vogliamo il 100% del Parlamento - afferma l'ex comico - non il 20% o 30%: quando il movimento arriva al 100%, quando i cittadini diventeranno lo Stato, il movimento non avrà più bisogno di esistere». E in più Grillo evoca il rischio di «violenza nelle strade» se il suo Movimento dovesse fallire, visto che è l'unico in grado di dar sfogo alla rabbia dei cittadini.
La pressione sulla politica e le istituzioni perché si formi un governo che affronti i nodi dell'economia arriva dal presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, mentre il presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi, sdrammatizza, sottolineando che i mercati sanno come funziona la democrazia e che l'Italia va avanti comunque, «con il pilota automatico». E il raffreddamento dello spread gli dà ragione.