Scontro Pdl - magistrati, Napolitano fa il mediatore

La protesta nelle aule giudiziarie è inammissibile ma Silvio Berlusconi è il leader della seconda forza politica e «deve» poter contribuire alla soluzione dello stallo istituzionale che si profila; altrimenti l'Italia va a picco

La protesta nelle aule giudiziarie è inammissibile ma Silvio Berlusconi è il leader della seconda forza politica e «deve» poter contribuire alla soluzione dello stallo istituzionale che si profila; altrimenti l'Italia va a picco. È massima allerta al Quirinale da dove si osserva preoccupati ad una escalation densa di incognite nello scontro tra il Pdl ed alcune procure, alla vigilia di una serie di scadenze al cardiopalma che non possono essere messe a rischio anche da «tensioni destabilizzanti per il sistema democratico».
La magistratura mostri quindi, spiega il presidente della Repubblica al Comitato di presidenza del Csm riunito al Quirinale, «grande attenzione» nelle prossime settimane ed eviti «interferenze tra vicende processuali e vicende politiche». Meglio fare bene lentamente che fare male in fretta, è in sintesi il messaggio che viene veicolato alle procure - non solo a quella di Milano, ma anche a Napoli, ad esempio - attraverso il Csm.
Giorgio Napolitano, si osserva da giorni al Colle, non può che avere uno sguardo globale sulle necessità del Paese e oggi la prima urgenza è quella di dare un Governo all'Italia. Magari - se non si riesce a fare di più - un esecutivo a tempo, con pochi punti all'ordine del giorno, ma che prenda alcuni provvedimenti essenziali per la tenuta del sistema-Italia. E per fare ciò, senza entrare nel merito dei diversi processi aperti nei confronti del cavaliere, c'è bisogno anche del Pdl. Chiede quindi prudenza ai magistrati Napolitano, sapendo che l'Aventino del Popolo della libertà manderebbe a pezzi ogni tentativo di diradare la nebbia, precipitando il Paese in un collasso istituzionale mai visto dal dopoguerra.
Bisogna «creare condizioni di maggiore serenità», ragiona il presidente, perché gli appuntamenti che si avvicinano, a partire dalle presidenze delle Camere fino ai tentativi di formare un Governo, sono «estremamente importanti e delicati» e, soprattutto, appesi a un filo. Tensione alle stelle, quindi.
Fino a metà aprile: quando con l'elezione del nuovo presidente della Repubblica si concluderà una estenuante partita a scacchi. «Basta presidenti di sinistra, ora tocca a uno dei nostri», ha detto ieri Silvio Berlusconi dalla sua «quasi suite» del san Raffaele dove è ricoverato da quattro giorni. Un tempismo quasi perfetto da parte del cavaliere che ha così rilanciato la posta pochi minuti dopo che la delegazione del Pdl era salita al Quirinale per protestare contro le procure.
Prima di tutto però - per il Quirinale - vengono gli «adempimenti istituzionali» che «esigono il contributo di tutte le forze politiche», Pdl e M5S compresi.
È la ragione di Stato che ha guidato la mano del presidente nello scrivere la lunga nota che ha chiuso una tesa giornata alla vigilia della convocazione delle Camere. Anche perché anche un Governo minimo non potrà esimersi dal prendere provvedimenti economici essenziali, come riaprire i rubinetti dei crediti alle imprese, riavviare i rimborsi dello Stato alle aziende ed anche l'allestimento del Documento Economico Finanziario (Def) che deve essere presentato ad un'Europa in vigile attesa.

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