Letta pone la fiducia al decreto «fare»
Sei decreti legge in scadenza, l'ok al disegno di legge di riforma costituzionale, la legge sull'omofobia ed il testo sul finanziamento pubblico ai partiti sul quale il premier non intende mollare. È corsa contro il tempo per il governo prima della pausa estiva ed il premier vuole serrare i ranghi: oggi al gruppo Pd, e giovedì con il Pdl, Letta, forte del sostegno del Capo dello Stato Giorgio Napolitano, richiamerà tutti alle proprie responsabilità: «Il governo cerca di fare al suo meglio ma per riuscirci ognuno deve fare la sua parte»
Sei decreti legge in scadenza, l'ok al disegno di legge di riforma costituzionale, la legge sull'omofobia ed il testo sul finanziamento pubblico ai partiti sul quale il premier non intende mollare. È corsa contro il tempo per il governo prima della pausa estiva ed il premier vuole serrare i ranghi: oggi al gruppo Pd, e giovedì con il Pdl, Letta, forte del sostegno del Capo dello Stato Giorgio Napolitano, richiamerà tutti alle proprie responsabilità: «Il governo cerca di fare al suo meglio ma per riuscirci ognuno deve fare la sua parte».
La decisione di mettere la fiducia sul «decreto Fare» non è la via primaria che il governo vuole seguire per i prossimi provvedimenti in calendario. Ma certo, per scrollarsi di dosso la critica di cedere ai rinvii, il presidente del Consiglio ha dato al ministro per i rapporti con il parlamento Dario Franceschini l'indicazione di accelerare. Il decreto legge sull'omofobia, dopo l'ok in commissione al testo base, arriverà in aula con gli emendamenti ma, siccome è calendarizzato per la seconda volta, i tempi per l'esame potranno essere contingentati. Più difficile il via libera definitivo della Camera, prima delle vacanze, al decreto legge sul finanziamento pubblico.
Nell'incontro di ieri tra il ministro Quagliariello e i relatori di maggioranza sembra emersa la disponibilità all'ok in commissione. «Sarebbe già un segnale» commentano fonti vicine al premier che, via twitter, dice che non ha intenzione di mollare.
Ma per Letta è necessario richiamare la maggioranza dopo le tensioni per il caso Ablyazov che hanno sfiorato la crisi di governo. Stasera il presidente del Consiglio parteciperà all'assemblea del gruppo Pd dove in molti sono pronti a chiedere al governo un timbro più «Democratico» del governo, a partire dall'attività dei ministri che, come spiega un dirigente, «sembrano più dei tecnici che delle personalità del Pd». Il Pd ribolle anche per la battaglia congressuale ma Letta concentrerà il suo intervento su un appello all'unità e ad un'assunzione collettiva di responsabilità.
Letta, che la prossima settimana incontrerà anche Scelta Civica e il gruppo Pd al Senato, non ha tanto intenzione di prendere nota delle critiche all'azione di governo. Ma, a quanto si apprende, darà conto dei quasi 100 giorni di attività del governo, e ricorderà gli impegni presi dai partiti di maggioranza con il Quirinale nei giorni convulsi dell'elezione del presidente della Repubblica. Ovvero 18 mesi per fare le riforme economiche che ridiano fiato ai cittadini e quelle istituzionali, tra cui la legge elettorale e l'abolizione del finanziamento pubblico. «Il governo fa la sua parte ma ognuno deve fare la propria», sarà la rivendicazione del presidente del consiglio che lascerà poco spazio a richieste di rimpasti di governo.