Torino: i No Tav accusati di «terrorismo»
«Attentato per finalità terroristiche»: per la prima volta è questa l'accusa che la Procura di Torino ha mosso nei confronti di 12 attivisti dell'ala estrema del movimento No Tav che il 10 luglio scorso attaccarono il cantiere di Chiomonte. Sulla base di questa ipotesi di reato sono scattate ieri all'alba perquisizioni e sequestri nelle loro abitazioni, a Torino e in valle di Susa. La Digos non ha sequestrato solo computer e cellulari, ma anche alcuni manuali per fabbricare molotov e razzi
«Attentato per finalità terroristiche»: per la prima volta è questa l'accusa che la Procura di Torino ha mosso nei confronti di 12 attivisti dell'ala estrema del movimento No Tav che il 10 luglio scorso attaccarono il cantiere di Chiomonte. Sulla base di questa ipotesi di reato sono scattate ieri all'alba perquisizioni e sequestri nelle loro abitazioni, a Torino e in valle di Susa.
La Digos non ha sequestrato solo computer e cellulari, ma anche alcuni manuali per fabbricare molotov e razzi. È in particolare questa circostanza che secondo i pm configura il reato di «attentato per finalità terroristiche». Quella notte attivisti No Tav, incappucciati, tagliarono le reti e lanciarono pietre, petardi e razzi ad altezza d'uomo contro gli uomini delle forze dell'ordine. Il giorno successivo i carabinieri trovarono anche due bottiglie incendiarie nella boscaglia.
Proprio la dinamica dell'accaduto ha portato la Procura di Torino a configurare le finalità terroristiche. Secondo i pm, nell'assalto furono utilizzate armi (le molotov), venne usata una strategia di tipo militare, vennero colpiti obiettivi diversi dal passato: non più solo le strutture del cantiere (circostanza che di per sè sola giustificherebbe l'accusa in quanto il cantiere è considerata area di interesse nazionale), ma anche le persone che lo difendono. Secondo i magistrati vi è stato dunque da parte degli attivisti un salto di qualità. Da qui la decisione di procedere con un più efficace strumento giuridico, ossia l'articolo 280 del codice penale, che prefigura appunto l'attentato terroristico.
La decisione della Procura ha sollevato reazioni diverse tra le forze politiche. Per il segretario di Rifondazione Comunista, Paolo Ferrero, il Governo si comporta peggio di Erdogan in Turchia: cerca di stroncare la protesta con la repressione più brutale». Analogo il commento del Movimento 5 Stelle, secondo il quale il governo «utilizza la magistratura per alzare il livello della tensione». Chiedono ispettori al Palagiustizia di Torino.
Stessa posizione contro hanno manifestato i sindaci No Tav: «Sono sconvolta - ha detto il sindaco Anna Allasio -. Si paragonano al terrorismo azioni di dissenso che finora non hanno provocato alcun danno. È un fatto sconvolgente».
Di segno opposto invece la posizione del vicepresidente del Senato, Maurizio Gasparri (Pdl): «Era ora che arrivasse l'accusa di terrorismo. Non si deve più tollerare questa ondata di violenza. Servono risposte drastiche». Analogo il commento del presidente della Provincia di Torino, Antonio Saitta: «Tra i No Tav vi sono elementi propri di una organizzazione paramilitare».
Più moderata ma ferma nella sostanza la posizione del ministro della Giustizia, Annamaria Cancellieri: «La Tav è un'opera importante che dobbiamo assolutamente portare a termine e quindi occorre impegnarsi seriamente».