Lampedusa, altri 85 corpi Il bilancio sale a 195 morti
Lampedusa: un dolore senza fine. Altri 85 corpi sono stati recuperati ieri dai sommozzatori nel peschereccio affondato a largo di Lampedusa. Con queste vittime, tra cui due donne, il bilancio ufficiale dei cadaveri recuperati sale a 195 a fronte di 155 sopravvissuti, tutti indagati per il reato di clandestinità. «Un'assurdità», ha detto ieri il ministro Cecile Kyenge, sottolineando la necessità di rivedere la norma, che sarebbe anche in contrasto con le leggi internazionali e la nostra stessa Costituzione. Secondo quanto riferito dai migranti, sulla barca c'erano 518 persone e dunque ne mancano ancora oltre un centinaio
Lampedusa: un dolore senza fine. Altri 85 corpi sono stati recuperati ieri dai sommozzatori nel peschereccio affondato a largo di Lampedusa. Con queste vittime, tra cui due donne, il bilancio ufficiale dei cadaveri recuperati sale a 195 a fronte di 155 sopravvissuti, tutti indagati per il reato di clandestinità. «Un'assurdità», ha detto ieri il ministro Cecile Kyenge, sottolineando la necessità di rivedere la norma, che sarebbe anche in contrasto con le leggi internazionali e la nostra stessa Costituzione. Secondo quanto riferito dai migranti, sulla barca c'erano 518 persone e dunque ne mancano ancora oltre un centinaio.
Vanessa Ferrari, tornata ieri dai Mondiali di ginnastica di Anversa, ha voluto dedicare la sua medaglia d'argento «alle vittime del naufragio di Lampedusa». E dal Vaticano non è certo mancata la voce del Santo Padre. «Lasciamo piangere il nostro cuore. Preghiamo in silenzio», ha detto ieri Francesco all'Angelus. E come gesto di presenza personale vicino a chi soffre, Bergoglio ha inviato sull'isola il suo elemosiniere, l'arcivescovo Konrad Krajewski, per portare la sua solidarietà e rendersi conto direttamente delle esigenze umanitarie. «Vorrei ricordare assieme a voi le persone che hanno perso la vita a Lampedusa, giovedì scorso. Preghiamo tutti in silenzio per questi fratelli e sorelle nostri: donne, uomini, bambini», ha detto il Pontefice con voce affranta. Nelle ore successive al naufragio, mentre si prefigurava già lo spaventoso numero di vittime, il Pontefice aveva avuto parole di angoscia e di sdegno: «mi viene la parola vergogna. È una vergogna!». E all'indomani, ad Assisi, aveva lamentato come al mondo «non importa se c'è gente che deve fuggire dalla schiavitù, dalla fame e fuggire cercando la libertà e con quanto dolore tante volte vediamo che trova la morte, come è successo a Lampedusa». Si è rinnovata insomma anche per il Papa la sofferenza che l'8 luglio scorso l'aveva portato proprio sull'isola, dove aveva gettato la corona di fiori in mare, sottolineando come «nessuno pianga questi morti» e puntato il dito contro la «globalizzazione dell'indifferenza». Gli appelli di Papa Francesco, inoltre, non sono semplici esortazioni. Lo dimostra l'invio dell'Elemosiniere pontificio a Lampedusa, atto che conferma quanto con la nomina il 3 agosto di mons. Krajewski, polacco, 50 anni, già cerimoniere pontificio, il ruolo dell'Elemosineria pontificia dovesse diventare quello di un «braccio» diretto del Pontefice nell'aiuto ai poveri, dovunque fosse necessario. Krajewski è arrivato sull'isola con l'arcivescovo di Agrigento, Francesco Montenegro. Ha incontrato il parroco don Stefano Nastasi e benedetto sul molo le salme recuperate dai sub. «Tu dovrai essere il prolungamento della mia mano per portare una carezza ai poveri, ai diseredati, agli ultimi», ha detto il Papa a Krajewski affidandogli l'incarico.