Questione amnistia, i ministri contro Matteo Renzi
«Affrontare così il tema dell'amnistia è un gigantesco errore. Come facciamo a insegnare la legalità ai giovani e agli studenti se ogni sei anni buttiamo fuori i detenuti perché le carceri scoppiano?Cambiamo prima la Bossi-Fini e la Fini-Govanardi, non hanno funzionato, e interveniamo su riforme strutturali, come la custodia cautelare»
«Affrontare così il tema dell'amnistia è un gigantesco errore. Come facciamo a insegnare la legalità ai giovani e agli studenti se ogni sei anni buttiamo fuori i detenuti perché le carceri scoppiano?Cambiamo prima la Bossi-Fini e la Fini-Govanardi, non hanno funzionato, e interveniamo su riforme strutturali, come la custodia cautelare».
Dalla Fiera del Levante di Bari, dove ha iniziato la sua campagna elettorale per la scalata al Pd e al governo del Paese, Matteo Renzi sabato pomeriggio non ha risparmiato critiche al capo dello Stato e a chi ha sposato l'idea dei provvedimenti di clemenza per risolvere il problema del sovraffollamento delle carceri.
E dopo la reazione immediata di Enrico Letta, schieratosi al fianco del presidente, ieri sono stati i ministri a criticare le affermazioni del sindaco di Firenze.
Il primo a dar fuoco alle polveri è stato Flavio Zanonato, compagno di partito di Renzi: «Ragiona in termini puramente propagandistici stile Grillo», ha attaccato il ministro per lo Sviluppo, accusando il candidato alla segreteria Pd di guardare solo al «consenso» senza entrare minimamente nel «merito» della questione. Anche il pidiellino Maurizio Lupi non è andato per il sottile: «Cerca consensi a destra come a sinistra», anziché «dimostrare che sta facendo politica», il che richiederebbe senso di «responsabilità». Quello delle carceri, ha rincarato la dose il ministro dei Trasporti, è un «dramma» e il «futuro segretario del Pd» dovrebbe smetterla di «pensare se le cose possono essere fatte o non fatte pensando a Berlusconi, all'unico nemico che ha tenuta unita l'opposizione». Lapidaria Emma Bonino, che da Radicale ha sempre avuto a cuore il tema del sovraffollamento carcerario: se Renzi «è il nuovo che avanza, fatemi il favore di ridarmi l'antico», è stato il commento tranchant della ministra degli Esteri, che ha invitato il sindaco di Firenze a leggersi bene il messaggio di Napolitano «prima di rottamarlo».
A stretto giro di posta è arrivata la replica del diretto interessato che, pur chiarendo di non aver attaccato il presidente della Repubblica, non intende minimamente smorzare i toni: «Non ho parlato contro Napolitano, che è stato ineccepibile e legittimamente ha fatto un messaggio con sue riflessioni», ma «le forze politiche devono avere il coraggio di dire che su alcune cose si può essere in disaccordo» con il Quirinale.
Renzi è entrato quindi nel merito: «Io ho detto che non mi sembra serio un nuovo indulto-amnistia dopo 7 anni dall'ultimo» atto di clemenza. «Non serio, non educativo e non responsabile», ha rimarcato. Il problema, a suo giudizio, è di sostanza: «Non si può non far nulla per 6 anni e poi dire, scusate ci siamo sbagliati nei calcoli e a questo punto l'unico sbocco è aprire le celle». E ancora: «Un terzo dei detenuti è in attesa di giudizio e in gran parte sono detenuti per la Bossi-Fini o per la Fini- Giovanardi. Allora si intervenga in modo radicale sulla giustizia invece di non far nulla per sei anni». L'ultima stoccata del sindaco di Firenze, tra l'altro, è proprio indirizzata ai colleghi del Pd: «La sinistra non può essere legalitaria solo quando c'è Berlusconi e smettere di esserlo quando ci sono gli altri».
Inevitabile che la polemica torni a scuotere il Pd: un altro candidato alla segreteria del partito, Gianni Cuperlo, si è infatti schierato con il Quirinale: «Il Capo dello stato ha ragione, l'amnistia è un tema che riguarda la dignità di migliaia di detenuti nelle nostre carceri».