Governo, pasticcio Imu: forse si pagherà
Mentre infuria la polemica sull'ultimo «pezzo» di seconda rata Imu 2013 che molti cittadini dovranno pagare arriva un'altra brutta sorpresa. In parte scontata. Il ministro all'Economia, Fabrizio Saccomanni, ha infatti firmato il decreto ministeriale che fa scattare la clausola di salvaguardia posta a «garanzia» dell'incasso per cancellare la prima rata. Il gettito in quel caso doveva arrivare dalla sanatoria sui giochi on line (600 milioni) e dalla maggiore Iva incassata dopo l'accelerazione dei pagamenti dei debiti della Pubblica Amministrazione (altri 925 milioni)
Mentre infuria la polemica sull'ultimo «pezzo» di seconda rata Imu 2013 che molti cittadini dovranno pagare arriva un'altra brutta sorpresa. In parte scontata. Il ministro all'Economia, Fabrizio Saccomanni, ha infatti firmato il decreto ministeriale che fa scattare la clausola di salvaguardia posta a «garanzia» dell'incasso per cancellare la prima rata. Il gettito in quel caso doveva arrivare dalla sanatoria sui giochi on line (600 milioni) e dalla maggiore Iva incassata dopo l'accelerazione dei pagamenti dei debiti della Pubblica Amministrazione (altri 925 milioni). Ma, almeno per i giochi, non sarebbe andata bene. Quindi, oltre agli aumenti degli acconti già previsti dal decreto Imu2 pubblicato in Gazzetta Ufficiale, scatta la clausola di Imu1: +1,5 punti percentuali per Ires-Irap (per tutti sale al 102,5, e al 130% per banche e assicurazioni) e l'aumento, ma solo dal 2015, delle accise su gas, energia elettrica e bevande alcoliche (ma non sulla benzina).
Una situazione che manda su tutte le furie Renato Brunetta mentre il leader della Cgil, Susanna Camusso, chiede addirittura di rimettere l'imposta e rilancia l'armonizzazione delle rendite finanziarie e la patrimoniale. La segretaria Cgil non apprezza inoltre l'altra parte della rivalutazione delle quote Bankitalia che definisce una «finanziarizzazione».
Il rappresentante di Fi in un dossier dal titolo inequivocabile («Il pasticciaccio brutto dell'Imu 2013») avverte che alla fine la cancellazione la pagheranno comunque i cittadini sotto forma di nuove tasse. E lo stesso allarme viene lanciato dalla Cgia che parlando proprio della clausola prima rata spiega «per le imprese e i cittadini è probabile un ulteriore aumento del carico fiscale» (acconti Ires e accise).
Toni meno accesi da parte dei sindaci che guardano con attenzione al prossimo passaggio parlamentare. Piero Fassino, presidente dell'Anci, chiede infatti di «dare soluzione a questo nodo irrisolto», del gettito non coperto. E il governo ha già spiegato che durante il cammino parlamentare la norma si potrà modificare e magari si troverà la copertura anche per questi ultimi 200 milioni.
Lo dice anche il vicepremier Angelino Alfano, «non siamo ancora pienamente soddisfatti e lavoreremo ulteriormente alle Camera per migliorare il risultato». Anche perchè - spara ancora a zero Brunetta - potrebbe crearsi una situazione «paradossale e ridicola» e cioè che «quei contribuenti che, grazie alle detrazioni previste dalla norma, non avevano pagato l'Imu sulla prima casa nel 2012 (quando l'imposta c'era), dovranno pagarla nel 2013 (nonostante la cancellazione)».
Infine piccolo giallo sul numero dei comuni dove si dovrà pagare il gettito dovuto all'aumento delle aliquote. Il Sole 24 Ore fornisce un dato preciso: sono 2.735 e di questi 11 comuni capoluogo di Provincia. Ma non è detto: i Comuni hanno tempo infatti fino ad oggi per riunire i consigli e varare un nuovo aumento.. È possibile così che il numero dei comuni possa crescere di molto.