Renzi-Berlusconi, «profonda sintonia»
«Profonda sintonia» sulla riforma della legge elettorale; «profonda sintonia» sulla riforma del titolo V della Costituzione; «profonda sintonia» sulla riforma del Bicameralismo. Non lascia spazio a equivoci, Matteo Renzi, quando alle 19 appare in conferenza stampa, dopo due ore e mezzo di incontro con Silvio Berlusconi e Gianni Letta svoltosi, nella sede del Pd, sotto gli occhi di due comunisti come Fidel Castro e Che Guevara, immortalati in un quadro appeso sopra la testa del segretario
«Profonda sintonia» sulla riforma della legge elettorale; «profonda sintonia» sulla riforma del titolo V della Costituzione; «profonda sintonia» sulla riforma del Bicameralismo.
Non lascia spazio a equivoci, Matteo Renzi, quando alle 19 appare in conferenza stampa, dopo due ore e mezzo di incontro con Silvio Berlusconi e Gianni Letta svoltosi, nella sede del Pd, sotto gli occhi di due comunisti come Fidel Castro e Che Guevara, immortalati in un quadro appeso sopra la testa del segretario.
C'è sintonia e c'è accordo, sulle riforme da fare. In primis, per modificare la legge elettorale bocciata dalla Corte Costituzionale, rafforzando il bipolarismo e annullando il potere di interdizione dei piccoli partiti.
Silvio Berlusconi e Matteo Renzi firmano un'intesa ampia che consente al segretario Democratico di poter contare sui voti di Forza Italia in Parlamento per approvare il pacchetto di riforme annunciato subito dopo le primarie dell'8 dicembre. Ma Renzi non svela i dettagli dell'accordo e non lo fa neppure Berlusconi, in un videomessaggio registrato subito dopo a palazzo Grazioli: tutto è rinviato alla direzione nazionale del Pd, convocata per domani.
La zona intorno alla sede del Pd, al Nazareno, è off limits per tutti, esclusi i giornalisti. Il Cavaliere si presenta puntuale alle 16, accolto da un lancio di uova contro l'auto, insieme al fedele Gianni Letta, il suo braccio destro fine tessitore della trattativa (insieme a Denis Verdini) che ha portato non solo all'incontro tra i due leader, ma anche al via libera a un accordo che raggiunge due obiettivi: consente a Matteo Renzi di potersi intestare la messa a punto concreta di un pacchetto di riforme e, contemporaneamente, fornisce l'occasione di tornare di nuovo sulla scena politica a Silvio Berlusconi, pregiudicato, decaduto e pur tuttavia ancora leader di un partito importante come Forza Italia.
Che l'ex premier non vedesse l'ora di incontrare il sindaco fiorentino non è un mistero, ancora di più nella sede nazionale del Pd in modo da poter ricevere riconoscimento come leader del centrodestra.
Nella riunione non si è entrati nel tecnicismo della legge elettorale, per quello ci stanno pensando denis Verdini e Roberto D'Alimonte da giorni. Ma la proposta di legge elettorale a cui guardano sia Renzi che l'ex capo del governo mira a rafforzare il bipolarismo e a togliere ogni potere di veto o di far saltare il governo ai partiti collaterali. Ma sia Renzi che Berlusconi, nelle dichiarazioni successive all'incontro, lasciano la porta aperta alla discussione con gli altri partiti: un modo - spiegano i fedelissimi dell'ex capo del governo - per tendere una mano ad Alfano in vista di una futura alleanza.
I due leader, come se si fossero messi d'accordo anche sulla tempistica con cui parlare dell'esito dell'incontro, si alternano con le dichiarazioni finali. Il sindaco fiorentino apre la conferenza stampa nella sede del Nazareno annunciando appunto per tre volte che c'è «profonda sintonia». prima sulla riforma del titolo V della Costituzione e l'eliminazione dei rimborsi ai gruppi consiliari, per consentire risparmi anche notevoli; poi sulla «trasformazione del Senato in Camera delle Autonomie», con la clausola che i suoi membri «non percepiscano indennità e che non vi sia una loro elezione diretta»; quindi, per «una legge elettorale verso un modello che favorisca la governabilità, il bipolarismo e che elimini il potere di ricatto dei partiti più piccoli». Aprendo però il confronto ad altri partiti politici, nei prossimi giorni, perché - dice poi il Cavaliere - si arrivi alla rapida approvazione della legge, che speriamo possa essere largamente condivisa».
Quindi, mentre Renzi corre a pigliare il suo treno e rinvia i giornalisti a domani alle 16 per alzare il velo sui dettagli del modello elettorale scelto, il Cav calca la mano sulla necessità di non perdere più tempo nel fare le Riforme: «Siamo lieti - sottolinea - del cambiamento di rotta del Pd», in particolare sulla modifica del Titolo V e sulla fine del bicameralismo perfetto: «Si tratta - ricorda - di riforme che il centro-destra da me guidato ha sempre ricercato e che la nostra maggioranza aveva approvato in Parlamento già nel 2006, ma che fu la sinistra a vanificare, attraverso un referendum».