Per la casa al Colosseo Scajola è stato prosciolto

Nessuna prova diretta di colpevolezza. L'ex ministro dello Sviluppo Economico, Claudio Scajola, è stato assolto dall' accusa di finanziamento illecito. Eppure l'inchiesta sulla compravendita della casa a due passi dal Colosseo, gli è costata la poltrona da ministro e ha interrotto bruscamente la sua carriera politica. Un acquisto, lui disse, «a mia insaputa», una frase che divenne simbolo di una scandalo che colpì uno dei fedelissimi di Silvio Berlusconi

Nessuna prova diretta di colpevolezza. L'ex ministro dello Sviluppo Economico, Claudio Scajola, è stato assolto dall' accusa di finanziamento illecito. Eppure l'inchiesta sulla compravendita della casa a due passi dal Colosseo, gli è costata la poltrona da ministro e ha interrotto bruscamente la sua carriera politica. Un acquisto, lui disse, «a mia insaputa», una frase che divenne simbolo di una scandalo che colpì uno dei fedelissimi di Silvio Berlusconi.
Ora, a distanza di oltre tre anni, il giudice Eleonora Santolini ha assolto Scajola perchè «il fatto non costituisce reato» mentre per l'altro imputato, l'imprenditore Diego Anemone, figura chiave della così detta «cricca» degli appalti per G8 e Grandi eventi, ha deciso il proscioglimento per intervenuta prescrizione.
«La verità viene sempre fuori»: questo l'sms inviato ieri mattina da Scajola.
Non ha quindi retto l'impianto accusatorio della Procura capitolina, che aveva sollecitato una condanna a tre anni e una maximulta da due milioni di euro. Secondo l'accusa, l'imprenditore Anemone avrebbe pagato, attraverso l'architetto Zampolini, circa 1,1 milioni di euro su 1,7 milioni della somma versata nel luglio del 2004 dall'esponente del Pdl per acquistare l'immobile e avrebbe poi dato centomila euro per i lavori di ristrutturazione. Per i pm non è credibile che l'ex ministro non si «sia reso conto che qualcuno al suo posto versasse una somma così enorme (1 milione e 100 mila euro)». La difesa di Scajola non nasconde la soddisfazione. «Meglio di così non poteva andare». Per il penalista «è evidente che il nostro assistito sia stato distrutto, questa storia lo ha cancellato dalla vita politica. Questa sentenza contribuisce ad una riabilitazione».

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