Obama: «Estirperemo l'Isis»

Ieri, per la prima volta,  anche i caccia della «Royal Air Force» britannica hanno bombardato postazioni dell'Isis, nel Nord dell'Iraq. Allo stesso tempo, la Turchia sta posizionando carri armati a ridosso della frontiera con la Siria, e l'aviazione irachena è passata all'attacco a sud di Baghdad. Si fa sempre più intensa l'offensiva contro lo Stato islamico, mentre il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ha ribadito che l'Isis «è un cancro che va estirpato»

Ieri, per la prima volta,  anche i caccia della «Royal Air Force» britannica hanno bombardato postazioni dell'Isis, nel Nord dell'Iraq.
Allo stesso tempo, la Turchia sta posizionando carri armati a ridosso della frontiera con la Siria, e l'aviazione irachena è passata all'attacco a sud di Baghdad.
Si fa sempre più intensa l'offensiva contro lo Stato islamico, mentre il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ha ribadito che l'Isis «è un cancro che va estirpato», e che l'America non è in guerra contro l'Islam, «una religione che predica la pace, e la stragrande maggioranza dei musulmani sono pacifici».
Secondo quanto hanno riferito fonti sul posto, i caccia di Sua Maestà britannica sono entrati in azione nei pressi della città di Mosul. Londra non ha confermato ufficialmente il raid, ma il bilancio - hanno riferito fonti mediche - sarebbe di nove miliziani uccisi.

 

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E anche la Turchia sembra ora iniziare a muoversi. Secondo varie fonti, Ankara ha schierato decine di carri armati al confine siriano, non lontano dalla città curda siriana di Kobane, teatro da giorni di un'offensiva dell'Isis, che anche ieri l'ha martellata a colpi di mortaio, con un bilancio di almeno cinque persone uccise o ferite.
Allo stesso tempo, i miliziani dello Stato islamico sono stati bombardati anche dall'aviazione irachena, nell'area di Jurf Al Sakher. In questo caso, secondo fonti della sicurezza sul posto, i jihadisti uccisi sarebbero almeno una sessantina.
E Baghdad sta inoltre intensificando i suoi sforzi per ricostruire l'esercito, che in primavera si è sciolto come neve al sole davanti all'avanzata dell'Isis, quando decine di migliaia di soldati fuggirono (si parla di 4 divisioni dell'esercito di Baghdad, per un totale di circa 30mila uomini), abbandonando le loro armi ed equipaggiamenti. E Secondo il «New York Times», il ministero della Difesa ha dato disposizioni affinché vengano reclutati anche i disertori, oltre undicimila dei quali sarebbero già tornati a indossare la divisa.
Ciononostante, l'Isis continua a mostrarsi sprezzante e a fare «politica» attraverso i media occidentali. «I raid aerei - ha affermato un jihadista intervistato dalla Cnn - non sono sufficienti per fermare i miliziani nel loro obiettivo di creare uno Stato islamico. Se ci colpiscono in qualche area, noi avanziamo in altre».
Ma l'Isis sembra avanzare anche senza le armi. Un nuovo gruppo che si definisce Jund al Khilafah Kinana (I soldati del Califfo in Egitto) ha annunciato la sua alleanza all'Isis, come «costola egiziana», e ha ammonito che colpirà «i seguaci della croce e gli interessi americani».
E sul fronte politico è tornata a muoversi anche Damasco. Dal podio dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite, il ministro degli Esteri siriano, Walid al Muallem, è tornato a dire che il suo governo è «a favore di ogni sforzo internazionale che ha lo scopo di combattere il terrorismo».
Ma il presidente americano Barak Obama non sembra disposto ad alcun genere di apertura nei confronti del rais siriano Bashar al Assad. «Riconosco la contraddizione in una terra di contraddizioni e in circostanze contraddittorie», ha detto a proposito dei bombardamenti americani che potrebbero favorire il regime. Tuttavia, ha aggiunto, «non stabilizzeremo la Siria guidata da Assad», sotto il cui regime «centinaia di migliaia di persone sono state uccise e milioni di persone sono state sfollate».

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