Libro ricorda don Fiore Menguzzo, prete assassinato dai nazisti

 Soccorreva i soldati tedeschi feriti, perché erano uomini, prima che invasori, nell'Alta Versilia del '44. Così come difendeva le donne e gli uomini della resistenza, con l'intenzione di evitare violenza, dolore, morte. Ma venne assassinato dai nazisti, appoggiati dagli italiani collaborazionisti e fascisti. E prima dovette assistere alla morte dei suoi cari, la famiglia del Trentino, di Castello Tesino. Don Fiore Menguzzo  era un giovane prete: il 12 agosto del 1944, alle prime ore del mattino, venne trucidato perché colpevole di aver collaborato con i partigiani. Oggi sarà ricordato a Castello Tesino

di Alberto Piccioni

Soccorreva i soldati tedeschi feriti, perché erano uomini, prima che invasori, nell'Alta Versilia del '44. Così come difendeva le donne e gli uomini della resistenza, con l'intenzione di evitare violenza, dolore, morte. Ma venne assassinato dai nazisti, appoggiati dagli italiani collaborazionisti e fascisti. E prima dovette assistere alla morte dei suoi cari, la famiglia del Trentino, di Castello Tesino. Don Fiore Menguzzo  era un giovane prete: il 12 agosto del 1944, alle prime ore del mattino, venne trucidato perché colpevole di aver collaborato con i partigiani.

 

Poche ore dopo quei nazisti della 16ª Ss-Panzergrenadier-Division «Reichsführer Ss», comandata dal generale  Max Simon , massacrarono a Sant'Anna di Stazzema circa 560 persone , tra cui 130 bambini. La più piccola,  Anna Pardini , aveva 20 giorni.don Fiore Menguzzo prete assassinato dai nazisti

 

Don Fiore Menguzzo è il legame tra questa vicenda, un crimine verso l'umanità, e il Trentino: oggi, sabato 11 ottobre alle 15 a Castello Tesino (Auditorium di Palazzo San Gallo) sarà presentato il libro «All'alba di Sant'Anna: il 12 agosto 1944 di don Fiore Menguzzo e della sua famiglia» (Il Margine) scritto da  Giuseppe Vezzoni  con  Graziella Menato . Quest'anno ricorre anche il 70° anniversario della morte di Clorinda Menguzzato «Veglia»: dopo la presentazione del libro si svolgerà un momento di ricordo della giovane partigiana, medaglia d'oro al valor militare, a cura dell'Anpi.

In Biblioteca, alle 17, sarà poi inaugurata l'esposizione permanente di reperti della Resistenza in Tesino messi a disposizione dallo storico Giuseppe Sittoni.


Vezzoni, socialista toscano, ha iniziato a interessarsi di don Fiore guardando un crocefisso, a Mulina di Stazzema: «Si trova nel punto in cui don Menguzzo è stato trucidato dai nazisti - spiega l'autore - era scappato dalla casa dove avevano già ucciso, sotto i suoi occhi, i familiari. Con gli anni e le ricerche (tante le testimonianze dirette riportate nel libro) capii in che modo don Fiore interessava ai nazisti: poteva dare informazioni sulla resistenza».
Forse per convincerlo a parlare uccisero sotto i suoi occhi, dentro la canonica di San Rocco, il padre  Antonio Menguzzo , di sessantacinque anni; la sorella  Teresa Menguzzo , di trentasei anni; la cognata  Claudina Sirocchi , di ventotto anni; e le nipoti  Colombina Graziella Colombini , di tredici anni ed  Elena Menguzzo , di diciotto mesi. Il padre era di Castello Tesino, trasferito con la famiglia in Toscana prima della grande guerra. Vezzoni, agli inizi degli anni '90, profondamente colpito dalla vicenda di don Fiore, iniziò a cercare, a scavare per trovare la verità, a metter in luce una storia di resistenza e barbarie. Per non dimenticare.


«Cercai di sensibilizzare le autorità locali - spiega Vezzoni - a non trascurare la vicenda di don Fiore, che rappresentava l'alba della strage di Stazzema. Scrissi a varie personalità in Parlamento». Oggi la storia di don Menguzzo è riassunta  in un libro, dopo che per anni era rimasta frammentariamente raccontata in vari libri e pubblicazioni: un passo verso una memoria più consapevole della strage di Stazzema.
Vezzoni ha ripercorso nel dettaglio quella giornata d'agosto: don Fiore, dopo aver visto morire i suoi, tentò la fuga saltando da una finestra. Ma probabilmente era già stato ferito: fu colpito a 500 metri di distanza dalla canonica. I nazisti non permisero che il suo corpo fosse seppellito. Restò sulla mulattiera per settimane, esposto al cado d'agosto. Fino a quando qualcuno gli diede fuoco. È il motivo per cui non esiste una tomba per don Fiore Menguzzo.


Nel libro, che Vezzoni tiene a definire un lavoro a più mani, si spiegano anche le divisioni tra italiani collaborazionisti e partigiani. «Don Fiore, fino ad un certo momento, ebbe ascolto presso l'esercito tedesco e cercava spesso d'intervenire per intercedere a favore di prigionieri italiani. Quando quasi tutto il paese era sfollato, lui rimase in canonica».
Ma qualcuno deve averlo tradito: arrivò all'orecchio delle Ss il suo ruolo di «sentinella»: avvisava i partigiani dei movimenti dei nazisti. Ecco perché quella mattina del 12 agosto, quando aveva appena 28 anni, per prima cosa la furia nazista omicida si rivolse contro di lui e la sua famiglia. Un uomo che cercava di arginare la violenza.


La sua morte oggi mette in chiaro l'assurdità di quelle stragi: a Sant'Anna i nazisti (dieci ufficiali delle Ss nel 2005 sono stati processati e condannati all'ergastolo per quei fatti, ma ormai erano già tutti ultraottantenni) trucidarono barbaramente bambini, donne e uomini per fare «terra bruciata» attorno ai partigiani, isolarli, intimidirli, togliere loro il sostegno della popolazione civile. Una strage preparata e meditata, un atto di terrorismo il cui unico senso era ingenerare dolore e sofferenza per chi tentava di resistere alla ferocia nazista.

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