Restare al lavoro dopo i 67 anni si può, ma le amministrazioni pubbliche dicono di no: la denuncia della Uil
Ebbene sì, ci sono funzionari pubblici che chiedono volontariamente di non andare in quiescenza: nonostante la norma che lo consente, sono invece rimandati a casa
TRENTO. C’è chi non vede l’ora di andare in pensione, ma c’è anche chi – a 67 anni suonati – rimarrebbe volentieri al lavoro per “dare una mano” e favorire il passaggio generazionale. Una eventualità sancita per legge. L’art. 1, comma 165 della L. 207/2024 (legge di bilancio 2025), prevede infatti la possibilità per le Pubbliche Amministrazioni di trattenere in servizio, nel limite del 10% delle facoltà assunzionali autorizzate a legislazione vigente, il personale dipendente che ha raggiunto i 67 anni di età. Soprattutto per avvalersi dell’esperienza e delle professionalità acquisite da parte dei c.d. anziani, finalizzate per tutoraggio e formazione da erogare nei confronti dei neo assunti. Ma alla Uil risulta che domande di permanenza in servizio, in Trentino, siano state rifiutate.
Lo spiega il segretario Uil-FLP, Giuseppe Vetrone: «Naturalmente la permanenza in servizio è assolutamente facoltativa e può avvenire solo previa richiesta del dipendente, in quelle Amministrazioni che hanno una dichiarata carenza di personale rispetto alle piante organiche in essere. Questa opzione potrebbe essere di grande aiuto in tanti Uffici di Trento e Bolzano, soprattutto quelli cosiddetti “Statali e/o Ministeriali, Inps, Inail, comprese le Agenzie Fiscali-Entrate e Dogane” che per vari motivi, non ultimo quello del caro vita e dell’impossibilità di trovare un alloggio, sono praticamente tra i più penalizzati e tra i più “vuoti” d’Italia in fatto di forza lavoro, nonostante qualche sparuto concorso che il più delle volte va deserto.
Ebbene, in virtù di questa norma, alla FLP “Federazione Lavoratori Pubblici”, risulta che a partire dal 1° gennaio 2025, in talune Amministrazioni, sono state presentate richieste di applicazione della suddetta norma, purtroppo, con esito negativo.
In pratica l’Amministrazione non ha dato applicazione all’art.1, comma 165 della legge 207/2024 (legge di bilancio 2025), confermando al richiedente la cessazione dal servizio a far data dal 01/02/2025. Come se non ci fosse la legge in vigore. Ciò comporta – spiega la Uil – un rischio concreto per il richiedente che non può essere trattenuto in servizio (è una sua facoltà), nonostante la sua espressa volontà di rimanere al lavoro. Difatti, viene posto obbligatoriamente in quiescenza».
Secondo Vetrone, «La vicenda potrebbe sfociare in una vera e propria discriminazione, con possibili ricorsi e contenziosi laddove poi, successivamente, dovessero essere accettate le richieste per rimanere in servizio da parte di altri dipendenti a partire dal prossimo futuro. Per tali motivi, la FLP T.A.A. ha già dato mandato alla Segreteria Nazionale di attivarsi immediatamente con l’organo politico per affrontare la problematica e per consentire, nelle more dell’applicazione della predetta norma, la permanenza a tutte/i le/i colleghe/i che hanno manifestato l’intenzione di trattenersi in servizio oltre i 67 anni di età».