Daldoss: con i Comuni c'è l'accordo sulla finanza

«Un punto di equilibrio è stato trovato. Credo si possa essere soddisfatti», dice Carlo Daldoss (nella foto con il presidente Ugo Rossi), assessore agli enti locali, che chiude così la partita del Protocollo per la finanza locale 2015. Il Consiglio delle autonomie è chiamato ad approvarlo contemporaneamente alla giunta provinciale che poi lo recepirà nella manovra di bilancio 2015.

Ugo Rossi e Carlo Daldoss

 

Assessore, ci sono novità nella stesura finale?


«No, solo qualche dettaglio di ordine tecnico».


Preoccupazione grossa: con il taglio del budget di legislatura, i sindaci temono seriamente di non avere più risorse, dal 2016, per affrontare anche le semplici manutenzione ordinarie?


«No, nessun rischio buche. Primo, perché con la operazione di rimborso dei mutui attraverso i Bim, saranno recuperate risorse adeguate; secondo, perché ci sarà un fondo di garanzia attraverso cui utilizzare, eventualmente, una parte dei fondi per le opere sovracomunali da gestire con le Comunità di valle».


Ma intaccare i fondi per le opere strategiche sovracomunali per riparare le buche fa a pugni con la riforma istituzionale appena approvata?


«Io parlo di utilizzo solo  eventuale  di questi fondi, perché sono straconvinto che con i Bim faremo un ottimo lavoro: sono enti emanazione dei Comuni, uno strumento importante da utilizzare».


L'obiezione la conosce: non è detto che un Comune sia realmente intenzionato a estinguere i mutui in corso, Quindi la cifra di 50 milioni (sul monte totale di 237 milioni di mutui) che andrebbe ai Bim è del tutto teorica.


«Ai sindaci l'ho spiegato: i Bim garantiranno (dal 2016, perché per il 2015 il fondo è assicurato dal budget 2010-'15) un flusso continuo di investimenti. Certo, non il flusso del quinquennio precedente, che fu eccezionale. Il concetto è che il cuore degli investimenti si sposta a livello sovracomunale».


E per i Comuni che non ricadono nel bacino del Bim?


«Sono pochissimi, ed è comunque ipotizzabile un fondo di riequilibrio. In ogni caso, ricordo che ai Comuni sono garantiti oltre 50 milioni sul Fim, il Fondo per gli investimenti minori».


Quindi, l'utilizzo della «finanza creativa» attraverso i Bim non sarà un'operazione al buio?


«Ripeto: i Bim non sono su un altro pianeta, e il guado, gli anni duri da qui al 2018, lo si attraversa solo se Provincia, Comuni e Bim fanno sistema. È già fissato un incontro tra Rossi, il presidente del Consiglio della autonomie e i presidenti dei Bim».


Come convincere un Comune a estinguere anticipatamente un mutuo?


«Faremo in modo che sia vantaggioso: i dettagli li definiremo. La sostanza è avere a disposizione circa 30 milioni all'anno (le quote di ammortamento del capitale, ndr), che non sono i 50 attuali ma sono una cifra importante».


Nuova imposta comunale che aggrega Imu e Tasi, l'«Imposta semplice»: i sindaci chiedono, per i beni strumentali agricoli, di ridurre la deduzione prevista di 550 euro, altrimenti la pagheranno pochi. E perché non lasciare al Comune, entro una data forbice, di poter decidere la deduzione?


«Non mi pare una strada percorribile, né opportuna: il Trentino non è una metropoli ed il contadino di Rabbi e quello di Primiero non possono avere imposte diverse. Piano a dire che, sui contadini, non si sta facendo una "rivoluzione copernicana"».


Se la deduzione sgraverà i più, dov'è la "rivoluzione"?


«Ricordo che, dall'anno scorso, i magazzini pagano l'imposta (oltre 550 mila euro in totale) e che, dal 2015, i terreni edificabili ma coltivati da agricoltori professionali non saranno più esenti: operazione che vale, prudenzialmente, 6 milioni di gettito. Vero che con la deduzione a 550 euro, pagheranno in pochi. Ma è un passo ulteriore rispetto al nulla di decenni...».


E rendere l'imposta più selettiva?


«Ma così tuteliamo tutti, anche gli allevatori che hanno grandi strutture. Gli agricoltori che stanno meglio la pagano indirettamente attraverso il magazzino o la cantina».

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