L'Europa all'Italia: «Così non va bene»
Prima del giudizio finale sulla legge di stabilità previsto per la fine di novembre, arriva la pagella delle riforme messe in campo da luglio per rispettare le raccomandazioni europee. Ma i voti non sono buoni e potrebbero pesare anche sulle prossime valutazioni: l'Italia è rimandata ancora una volta per il debito pubblico elevato che frena la crescita, per la spending review che non convince affidata ai singoli Ministeri e sulle riforme sempre appese agli imprevisti del percorso istituzionale, a rischio di colli di bottiglia che rallentano gli sforzi avviati.
Il rapporto sugli squilibri macroeconomici italiani è la prima valutazione «ad hoc» che la Commissione europea prepara per l'Italia, dopo una missione specifica effettuata dal 15 al 17 settembre 2014. Bruxelles ha messo sotto stretto monitoraggio le riforme italiane dopo che ad aprile scorso ha inserito il Paese tra quelli con «squilibri eccessivi». Per la Commissione i progressi sono pochi e ancora tutti sulla carta, senza contare che il Governo ha rinviato il pareggio al 2017, rimandando così anche l'aggiustamento strutturale richiesto per rispettare la «regola del debito». È questo il punto più critico, che a fine mese potrebbe costare all'Italia una procedura.
Per quanto riguarda la spending review, Bruxelles fa notare che la decisione di affidare ai Ministeri l'individuazione dei risparmi «può avere un effetto negativo sulla qualità dei tagli». Criticato anche il piano di privatizzazioni. Anche sul Jobs Act non c'è certezza. La Commissione sottolinea poi che le misure di semplificazione per migliorare il clima per le imprese sono «numerose ma lente».