Tav Torino-Lione: scontro sui costi in crescita
L'alta velocità ferroviaria Lione-Torino rischia davvero di finire in un binario morto a causa dei costi moltiplicati rispetto alle previsioni? La questione ora esplode anche all'interno della maggioranza di governo, con il Pd che invita a un supplemnto di analisi e il Nuovo centrodestra che non arretra. Il movimento No-Tav afferma che la grande pèera "ormai è morta anche perché nel bilancio dello Stato sono disponibili solo 1,37 miliardi di finanziamento nazionale fino al 2020. E per spese effettuate oltre quella data, l'Europa non erogherà contributi".
Secondo il movimento degli oppositori alla nuova ferrovia, "nella recente audizione dei vertici delle Fs al Senato nessuno è stato in grado di spiegare in termini comprensibili quale sia il vero costo del tunnel di base lungo 57 km. L'asino è cascato sulla rivalutazione: i costi delle opere pubbliche sono soggetti a rivalutazione, non per colpa dell'inflazione, ma per tenebre conti di revisione dei prezzi, degli oneri finanziari, degli adeguamenti progettuali e degli imprevisti, frequenti nei tunnel. Il precedente della Tav Torino-Milano insegna: dal preventivo di 2.400 miliardi di lire si è passati ad un consuntivo di 12.000 miliardi".
Critiche anche dal senatore torinese del Pd Stefano Esposito, noto come grande sostenitore della Torino-Lione, che commenta duro: "Se i costi lievitassero di oltre due miliardi sarei il primo a dire di no. L'audizione dei vertici Rfi mette una grande tristezza. Non sono tollerabili l'approssimazione e la superficialità con le quali il presidente Messori e l'ad Elia sono venuti a presentare i costi della Tav in una commissione del Senato". Esposito, vicepresidente della commissione trasporti, prosegue: "Sono venuti impreparati e da oggi il presidente di Rfi Messori è ufficialmente uno degli idoli dei No-Tav: ne risponderà lui e chi l'ha nominato. Grazie all'impreparazione dei vertici di Rfi è rimasta una gran confusione sui costi della Torino-Lione. Messori ed Elia prima hanno riportato, attraverso le slide, le stesse tabelle su cui avevamo chiesto i chiarimenti. Poi, a mie precise domande, hanno indicato altri numeri". Esposito spiega che dopo la commissione ha ricevuto una telefonata dal premier Matteo Renzi che gli chiedeva un reporto: "Gli ho illustrato sinteticamente quando avvenuto nelle ultime due settimane. Mi ha chiesto una nota puntuale e mi ha dato appuntamento, al suo rientro dall'Australia, per fare il punto e chiarire quanto avvenuto".
Ma il responsabile del ministero, Maurizio Lupi (Ncd), non ha dubbi: "Tra le priorità del governo c'è la Torino-Lione e confermo davanti al Parlamento che i costi sono stati fissati e che a febbraio-marzo su questi costi Francia e Italia chiederanno il co-finanziamento all'Europa", ha detto alla Camera. Nei giorni scorsi Lupi aveva indicato questa cifra in 2,9 miliardi di euro a carico dell'Italia
Invece, secondo il movimento Cinque stelle, sui costi della Torino-Lione, "finalmente cadono le menzogne spacciate per verità assolute", come dice la consigliera regionale piemontese Francesca Frediani. "Cadono a una a una - aggiunge - tutte le menzogne spacciate per verità assolute negli ultimi decenni dai nostri politicanti".
Secondo l'esponente di M5S, "difendere l'opera non è solo contro ogni buon senso, visto che parliamo di soldi pubblici, ma anche contro ogni logica, visto che parliamo di un'opera inutile e devastante". "Non possiamo che attendere che anche gli 'ultimi giapponesì si convincano e pongano finalmente fine alla lunga agonia di una grande opera che avrebbe dovuto essere fermata parecchio tempo fa. Sarebbe stato sufficiente ascoltare i No Tav".
L'ad di Fs, Michele Elia, facendo eco alle rassicurazioni di Lupi in Parlamento, ha voluto far capire che tutto è pronto per il via ai lavori: "Il progetto è definitivo, l'opera sarà pronta in dodici anni, di cui due per le fasi di preparazione". Poi, ha spiegato che, conclusa la fase di progettazione fatta dalle ferrovie italiane e francesi, a fine anno il pallino passerà al promotore finanziario, formato a metà dai due Stati, per la realizzazione.
Elia era stato convocato in audizione alla commissione lavori pubblici del Senato proprio per riferire della Tav e dei suoi costi: "Il costo della Torino-Lione non è cambiato e sarà di 9,94 miliardi ma su questo potrà influire la rivalutazione monetaria" ha affermato, chiarendo che all'Italia spetta una quota di 5,67 miliardi di cui solo 2,9 saranno pagati dallo Stato e gli altri dall'Ue. Questa rivalutazione dipende da un tasso, previsto dalla normativa francese, che Italia e Francia dovranno definire assieme prima della presentazione congiunta della richiesta di finanziamento all'Ue, entro febbraio 2015. Secondo una simulazione presentata da Elia, con un tasso "alto" del 3,5% previsto però nell'accordo di programma, il costo potrebbe arrivare a 13 miliardi con il passaggio della quota italiana da 5,676 a 7,789 miliardi. Elia però ha precisato che "che questo tasso, con la deflazione, potrebbe anche essere negativo". Una parola definitiva sul costo e su chi dovrà pagarlo, si avrà quindi solo a febbraio.
Frattanto, Erri De Luca ribadisce che la lotta alla Torino-Lione in Val di Susa è "giusta, legittima e necessaria". Lo scrittore ha incontrato il movimento No Tav a San Didero per un pranzo di solidarietà. L'incontro avviene a pochi giorni dalla requisitoria della Procura di Torino, che ha chiesto nove anni e mezzo di carcere per i quattro anarchici accusati dell'assalto al cantiere di Chiomonte del 14 maggio 2013. "Solo in Valle di Susa si possono trovare tutte queste persone, tutte queste generazioni, unite in nome di una causa giusta, legittima e necessaria", ha sottolinea De Luca, che a sua volta è stato rinviato a giudizio nei mesi scorsi (processo a gennaio) per istigazione a delinquere. È accusato di avere incitato al sabotaggio del cantiere della Torino-Lione in alcune interviste. "La Tav va sabotata. Le cesoie sono utili perché servono a tagliare le reti", sono le parole dello scrittore contestate dai pm torinesi Andrea Padalino e Antonio Rinaudo.
Sicuramente la questione Tav resta più che mai aperta per gli oppositori dell'opera: il fronte istituzionale del no, rappresentato da 22 sindaci della valle di Susa, si rivolge alle Corti dei conti di Italia, Francia e Unione europea.
Gli amministratori tornano in prima linea e vogliono che si faccia luce "sulle preoccupanti anomalie": scarsa chiarezza e contraddizioni - sostengono - che emergerebbero nel confronto tra i dati pubblicati, le dichiarazioni e le attività parlamentari, da ultima l'audizione dei vertici di Fs la settimana scorsa alla commissione Trasporti del Senato.
L'annuncio degli esposti è stato dato ieri, all'indomani delle nuove polemiche rinfocolate dall'inaugurazione della seconda canna del tunnel autostradale del Frejus, un'opera infrastrutturale che ha raccolto rarissime proteste, al contrario della futura ferrovia. "Sui costi della Torino-Lione - spiega Stefano Bertone, avvocato del legal team che assiste il movimento No Tav e che ha ricevuto il mandato dai sindaci valsusini - ci sono dati contradditori: ci rivolgiamo quindi ai magistrati contabili, i primi ad avere competenza per dirimere la questione".
Gli esposti saranno depositati nei prossimi giorni. "Ci sentiamo in dovere - spiegano i sindaci e gli amministratori della valle - di agire e approfondire i costi di questo progetto. Con la chiarezza speriamo dunque di riportare la politica verso ragionamenti chiari in cui sia possibile fare delle scelte giuste e consapevoli delle ricadute economiche future". Gli esposti alle Corte dei conti non sono l'unica iniziativa promossa dai sindaci valsusini, che hanno firmato anche la richiesta, trasmessa ai presidenti di Senato e Camera, di creare una commissione d'inchiesta parlamentare che analizzi costi ed assegnazioni di appalti. "Dalle indagini del Ros - scrivono - emergono purtroppo in modo lampante gli interessi e l'attività della malavita organizzata nel cantiere di Chiomonte".
Gli amministratori No Tav, infine, hanno indirizzato al presidente del consiglio Matteo Renzi la richiesta di un incontro, firmata da Sandro Plano, primo cittadino di Susa, in qualità di presidente dell'Unione Montana della Valle: "C'è la necessità di un'attenta riflessione - scrive - ci permettiamo di chiederle un incontro con una delegazione di sindaci e tecnici per esporre le nostre argomentazioni critiche".