Cisl in piazza per i contratti del pubblico impiego
La Cisl scende in piazza con i lavoratori (e i precari) dei servizi pubblici - dipendenti delle pubbliche amministrazioni, sanità, scuola, università e ricerca, sicurezza - per lo sciopero nazionale indetto dalle sue categorie per chiedere il rinnovo del contratto della Pa, scaduto a dicembre 2009 e pronto ad essere bloccato fino a fine 2015. «Congelato» da sei anni come si presentano «congelati», tra finto ghiaccio e sacchetti freezer, in piazza Montecitorio alcuni di loro. Tra slogan, cartelli e palloncini verdi. A Trento una manifestazione si è svolta davanti al commissariato del governo.
«Con questa giornata vogliamo obbligare il governo a riaprire il tavolo contrattuale», dice il segretario generale della Cisl, Annamaria Furlan, convinta che la legge di stabilità si possa ancora «migliorare», includendo appunto il rinnovo del contratto del pubblico impiego. Le risorse «si possono trovare», sostiene partecipando in piazza Montecitorio al presidio organizzato a Roma, «con una lotta seria all’evasione fiscale e alla corruzione e con i tagli agli sprechi nella Pa». La «battaglia» per il sindacato «non finisce»: da domani prendono il via le tre giornate di mobilitazione ‘Per il lavoro e per il socialè con la prima delle manifestazioni a Firenze, mercoledì poi a Napoli e giovedì a Milano. Parte da Firenze, appunto, in un luogo emblematico: la stazione Leopolda, che a fine ottobre ha ospitato l’edizione numero cinque di Matteo Renzi. «Lì noi offriremo non una cena a mille euro ma pane e salame a un euro e per chi non ce l’ha sarà gratis», spiega Furlan: «Domani saremo alla Leopolda perchè vogliamo che quei muri che hanno ascoltato imprenditori e finanzieri ascoltino la voce dei lavoratori».
Il numero uno della Cisl torna poi sulla scelta dello sciopero nel solo pubblico impiego che ha un «obiettivo chiaro: il rinnovo del contratto». Smarcandosi ancora una volta dallo sciopero generale proclamato da Cgil e Uil per il 12 dicembre contro Jobs act e legge di stabilità e per il contratto nella Pa («Uno sciopero generale in un Paese che ha già perso 25 punti di produzione industriale non ci sembra la strada giusta»). Ma senza chiudere all’unità, anzi: «Sono sempre pronta a riprendere il filo dell’unità, è importante per i lavoratori e il Paese, ma insieme bisogna condividere merito, obiettivi e percorsi».
Il Jobs act approda domani in Aula al Senato (oggi è scaduto il termine per gli emendamenti e ne sono stati presentati poco meno di sessanta). È «sbagliato», insiste il leader della Cgil, Susanna Camusso, sostenendo che se il governo non cambia verso e «se nessuno ti ascolta non possiamo sempre stare zitti. Io provo a cambiare con il 12 dicembre». Ma il premier anche oggi è tornato a difendere il provvedimento: ritengo «sia la riforma più di sinistra mai fatta nel mercato del lavoro», ha detto.
Nelle piazze della Cisl, intanto, i lavoratori pubblici sono scesi con lo slogan «Io sciopero per il mio contratto» e senza risposte la Cisl Lavoro pubblico, con il coordinatore Francesco Scrima, si dice «pronta a mettere in atto ulteriori percorsi di mobilitazione»; chiedendo anche un vera riforma della Pa.
Invece, «siamo ancora all’anno zero», sostiene Furlan parlando dal palco - aperto dagli interventi dei lavoratori, tra cui un infermiere, una rappresentante della polizia locale ed un precario della ricerca - e sostenendo che per realizzarla serve «il protagonismo» di chi quotidianamente vi lavora. «Caro presidente - è tornata a dire riferendosi al premier - non basta ascoltare migliaia di cittadini on-line, bisogna ascoltare chi ogni giorno opera nel pubblico e nella scuola». E rilanciando anche l’idea di un patto sociale: «Non serve nè minimizzare nè urlare, serve un grande Patto per far ripartire il Paese: tutti insieme ce la possiamo fare, da solo - insiste - nessuno ce la può fare a cambiare una situazione così drammatica».