Picchiata dal fidanzato Si sveglia dal coma dopo 11 mesi
Una piccola battaglia Chiara l’ha vinta. Dopo violenze, umiliazioni e dolore, e dopo 11 mesi di buio uno spiraglio di luce riesce ad intravederlo. Si è svegliata dal coma ed ha sorriso.
Forse cercando di dimenticare la gelosia malata e la furia selvaggia del suo compagno che una mattina dello scorso febbraio ha infierito su di lei con calci, pugni, sbattendole la testa contro il muro fino a renderla irriconoscibile.
Dopo 11 mesi da quel giorno, in cui disse al suo compagno di volerlo lasciare proprio perché era violento, Chiara Insidioso Monda, 20 anni, si è risvegliata dal coma. Spiegano i medici, il suo stato è di «minima conoscenza. Apre gli occhi, segue le voci dei familiari e sorride in alcune occasioni». E suo padre oggi torna a sperare. E lo fa sognando «il regalo più bello», quello di «sentirle dire una parola».
A ridurla così è stato l’uomo che amava, Maurizio Falcioni, un operaio di 35 anni, con piccoli precedenti per droga, arrestato lo stesso giorno dell’aggressione dai carabinieri per tentato omicidio e lesioni gravissime. Lo scorso 14 ottobre il Gup ha disposto una perizia psichiatrica, affidando l’incarico il 21 ottobre, per stabilire se l’operaio fosse capace di intendere e di volere al momento dell’aggressione.
Quel lungo pomeriggio di grida, sentite anche dai tanti vicini, in quell’appartamento a Casal Bernocchi, alla periferia sud di Roma e poca distanza dal litorale della Capitale, si concluse prima con un assordante silenzio e poi con Falcioni che chiedeva aiuto perché la sua fidanzata «era svenuta», ma Chiara era in terra già incosciente. Per ore l’uomo ha continuato a negare: «Non l’ho picchiata. Ha avuto un malore, ha perso i sensi ed è svenuta» e solo quando si sono aperte le porte del carcere ha ammesso che a ridurla così era stata la sua furia.
Il padre di Chiara, Massimo Insidioso aveva capito che tipo era quell’uomo e lo aveva denunciato per tre volte perché era convinto che l’avesse circuita. Ma Chiara non lo aveva ascoltato, dopo essersi diplomata all’istituto alberghiero, aveva deciso di andare a convivere dal fidanzato.
Per Chiara, nel corso di questi mesi c’è stato un tributo di solidarietà. Prima tra tutte la presidente della Camera Laura Boldrini che andò in ospedale. Anche lo stadio Olimpico si è mobilitato, le dedicarono un lungo applauso e fu esposto uno striscione dalla tifoseria laziale prima del derby con la Roma con scritto: «Dai Chiara non Mollare».
Incoraggiamento che venne anche da un tweet dell’allora attaccante del Milan Mario Balotelli. Striscioni di solidarietà con il nome di Chiara ancora oggi campeggiano all’ingresso dell’ospedale San Camillo, dove è rimasta per tutto questo tempo. Il sindaco di Roma Ignazio Marino all’indomani dell’aggressione andò in ospedale definendo la vicenda «agghiacciate» e il suo aggressore «un orco» per cui chiese «estrema severità nella pena».
Oggi la sua nuova vita è ricominciata al Santa Lucia, un Centro di Neuroriabilitazione della Capitale, per proseguire «quel lungo percorso di recupero» che è costretta a percorrere solo perché a 19 anni si è innamorata dell’uomo sbagliato.