Pizzarotti sfida Grillo: nuova stagione per i cinque stelle
Nessuna scissione ma, dopo polemiche e confronti a distanza, la sfida che Federico Pizzarotti lancia a Beppe Grillo arriva ed è durissima: «riprendersi il M5S» approfittando del «passo indietro» del leader genovese che - spiega il nuovo capo dei «dissidenti» - ormai, dopo la nomina del direttorio, «è nei fatti».
Grillo però non ci sta e dopo il silenzio dei giorni scorsi sbotta sul blog: «Io sono più vivo che mai» e «non ho fatto proprio nessun passo indietro. Anzi, semmai, uno in avanti!».
Il sindaco «ribelle» raduna nella città ducale le voci del dissenso pentastellato e va alla conta: nell’hotel alla periferia della città emiliana ad ascoltarlo sono accorsi 350 amministratori e militanti cinquestelle. E con loro ci sono anche 15 parlamentari: 10 iscritti a gruppi M5S e 5 fuoriusciti.
Numeri positivi che danno coraggio a Pizzarotti che cerca sponda nel direttorio.
Il primo cittadino chiama in causa più volte Luigi Di Maio, sottolineando di essersi sentito telefonicamente con lui e ribadendogli pubblicamente la propria stima.
Ma si spinge oltre. Lancia due proposte «inaccettabili» per Grillo e Casaleggio: una grande assemblea nazionale del M5S («Un congresso? in qualsiasi modo vogliano chiamarlo») e la richiesta di annullare le espulsioni parlamentari proprio attraverso un intervento del direttorio.
A Milano e Genova l’evento viene seguito attraverso agenzie e siti web. La parola d’ordine è «snobbare», «relegare in ombra tutto ciò che avviene lì». «C’era più gente ad una festa di compleanno», affermano nei piani alti romani.
Per tutto il giorno non arrivano risposte dirette. Ma verso le 19, quando l’Open Day di Pizzarotti è ormai concluso, Grillo posta un video messaggio. Ufficialmente è rivolto a Renzi e Marino anche se è evidente che è diretto al sindaco di Parma: «Ebbene sì! Sono più vivo che mai. Nonostante questo tentativo di seppellimento mio, di Casaleggio, del M5S».
Quindi l’affondo: «Io non ho fatto un passo indietro, ho fatto un passo avanti!». Il leader spiega il motivo della nascita del direttorio.
Spinto anche dalle pressioni che arrivano da Parma, si lascia andare a maggiori rassicurazioni sulla condivisione del controllo del movimento: «Il M5S non potevo avercelo sulle spalle solo io o Casaleggio, stiamo distribuendo competenze e responsabilità. Ora ce ne sono altri cinque, poi saranno dieci, venti, trenta, quaranta...». Indirettamente risponde anche alle accuse di Pizzarotti di aver trasformato il M5S in un «partito su internet»: «Il 13 dicembre - dice - lanceremo i banchetti per la raccolta firma sul referendum per uscire dall’euro».
Pizzarotti subito intercettato dai cronisti non ha voglia di commentare ma si limita a un tranquillizzante: «Il post di Grillo? Mi sembra un messaggio positivo».
D’altronde, al mattino il sindaco aveva detto di «non temere scomuniche» ed aveva invitato tutti «a restare uniti» perché «il nemico è fuori non dentro».
Poco fa nel suo profilo Facebook Pizzarotti ha commentato con entusiasmo la kermesse di ieri: «Ieri una giornata incredibile per Parma. Circa 150 eletti del Movimento da tutta Italia e più di 250 attivisti hanno dato vita a un bellissimo dibattito. Al mattino si è parlato dello Statuto comunale di Parma, che da domani potrà essere preso a esempio ed esportate in molte altre realtà comunali. Al pomeriggio una discussione critica su cosa vuol dire stare in maggioranza. Chi era presente ha partecipato e ha reso viva una vera e propria coscienza critica, che ci servirà per crescere. E chi era presente non è meno attivista di altri. Al termine ci siamo detti che eventi di questo tipo ne servono sempre di più. Questa sera inaugurerò l’albero di Natale in piazza, mentre nei prossimi giorni volerò per il Giappone, per stringere rapporti commerciali, turistici ed economici con la prefettura di Kagawa, per portare Parma nel mondo e per portare nella nostra città indotto e interesse. Fiero e orgoglioso di essere sindaco della mia splendida Parma».
In generale il sindaco ha usato toni più accorti di quelli proposti dai parlamentari intervenuti ieri.
La deputata Giulia Sarti mette in discussione la presenza del nome di Grillo nel simbolo: «Non è un tabù, possiamo discuterne».
Sullo stesso piano Cristian Iannuzzi che ribadisce di star valutando con la sua base se dimettersi da parlamentare.
Mara Mucci invita a «rivedere le strategie che finora ci hanno fatto perdere».
Walter Rizzetto condivide l’idea di «rivedere le espulsioni magari passando per il direttorio». Eleonora Bechis saluta con toni sprezzanti il tour mondiale di Grillo: «Torna al suo lavoro».
Critiche arrivano da Marco Baldassarre, Sebastiano Barbanti, Gessica Rostellato, Tancredi Turco.
A sorpresa c’è la senatrice Michela Montevecchi. Si fa vedere l’eurodeputato Marco Affronte. Poi gli ex: Maurizio Romani, Alessandra Bencini, Maria Mussini, Laura Bignami. E c’è l’ex consigliere Defranceschi.
Manca il sindaco di Livorno Filippo Nogarin che invia un messaggio. Non si fa vedere l’ultimo espulso: Massimo Artini, coinvolto in un fuoriondaa La7 mentre riceve una telefonata da Renzi.
È stato un incontro con tante anime, quello di ieri a Parma. Un po’ politica 2.0 con i lavori trasmessi in uno streaming con abbondanza di pixel e il video della serie «Newsroom» a riassumere la necessità di autoanalisi; un pò vecchio congresso - anzi, non-congresso - di corrente, con i vari esponenti a formare capannelli nei corridoi fuori dalla portata delle telecamere; un pò, anche, ritorno alle origini, ma con un look in parte rinnovato, contro i luoghi comuni nati via via intorno al Movimento: «Basta scie chimiche, basta scontrini» si dice dal palco, mentre in sala stampa niente acqua pubblica, ma delle ‘privatè bottiglie di minerale.
Dal lato dei media, sono state tante le telecamere arrivate all’hotel Villa Ducale di Parma per vedere cosa stesse succedendo nel ventre di questo pezzo di Movimento 5 Stelle riunito intorno al primo cittadino, Federico Pizzarotti e al suo nuovo statuto comunale. Cameramen pronti all’assalto quando il sindaco è arrivato con la sua auto; microfoni in assetto ‘presidenzialè nella conferenza stampa del pomeriggio.
«Mi sento Obama» ha scherzato il sindaco davanti al plotone dei media, «fatemi una foto».
Il clima, alla fine, è stato a tratti anche rilassato. Il padrone di casa ha risposto scherzando al collega di Pomezia Fucci, che aveva detto basta a espulsioni, scie chimiche e scontrini: «Però un posto ai rettiliani lasciamolo, visto che sono tra noi».
E se in sala stampa l’acqua non era del rubinetto, al pranzo - autofinanziato, venti euro a partecipante - invece non si sa cos’abbiano servito da bere: la stampa non era giustamente ammessa per evitare rincorse a dichiarazioni con gli gnocchetti vegani che si raffreddavano.
Chi si aspettava tanta bile sarà rimasto deluso. Certo, c’era chi aveva preparato un cartonato che ritraeva due esponenti dell’altra «fazione». Ma dopo pochi minuti è scomparso, quasi per rispetto a Pizzarotti che parlava dei «nemici che sono fuori» del movimento, non dentro.
Però, in fondo, era inevitabile che i sentimenti fossero vari, tra i 500 arrivati a Parma da tutta Italia (dalla Puglia al Friuli; dalla Sicilia al Piemonte): qualcuno sfidando le critiche, e i «ma allora sei dissidente»; altri, al contrario, qui per un rito liberatorio, una giornata d’aria al riparo da facili «ps» di scomunica.
Alla fine, Pizzarotti è uscito con la moglie sorridente. Neanche il post di Grillo arrivato allo scadere gli ha rovinato la festa.