India, rilasciati Elisabetta Boncompagni e Tomaso Bruno
La Corte suprema indiana ha annullato la condanna all’ergastolo di Tomaso Bruno e Elisabetta Boncompagni, pronunciata dall’Alta corte dell’Uttar Pradesh, disponendo l’immediata liberazione dei due cittadini italiani incarcerati cinque anni fa.
L’ambasciata d’Italia ha avviato subito le procedure per ottenere il loro rilascio dal carcere e disporne il rientro in patria.
«Che cosa è, uno scherzo?». Così Tomaso Bruno e Elisabetta Boncompagni hanno accolto stamane la notizia dell’annullamento dell’ergastolo.
«Quando li ho convocati nel mio ufficio per dire che sarebbero stati scarcerati - ha detto il direttore del carcere di Varanasi, Ashish Tiwari raggiunto telefonicamente dall’Ansa - pensavano scherzassi». Poi, ha aggiunto, «sono stati sopraffatti dalla gioia».
L’odissea di Tomaso, trentenne di Albenga, ed Elisabetta, quarantenne torinese, comincia nel febbraio del 2010. I due erano in vacanza in India con Francesco Montis, 30 anni, di Terralba, provincia di Oristano, amico di Tomaso e fidanzato di Elisabetta. Il 4 febbraio il giovane sardo si sente male: gli amici chiamano immediatamente i soccorsi e contattano l’ambasciata italiana. Francesco morirà poche ore dopo.
La giustizia indiana comincia a indagare, e porta in cella a Varanasi Tomaso ed Elisabetta. Secondo gli inquirenti, sul corpo di Francesco ci sarebbero dei lividi, segno di una colluttazione. Scatta così, sulla base di questi rilievi parziali, l’incriminazione, malgrado la madre di Francesco Montis avesse subito scritto alle autorità indiane che il figlio soffriva di seri problemi di salute.
Tomaso e Elisabetta potrebbero rientrare in Italia questo fine settimana.
«Per noi è una gioia immensa - commenta commossa Marina Maurizio, madre di Tomaso - Sapevamo che i nostri ragazzi non avevano colpe. Ora è giusto che tornino a casa. L’udienza è durata due giorni. Quindi i giudici della corte si sono ritirati in camera di consiglio. Stamane quando qui era con notte è arrivata la sentenza. Ancora non ci posso credere e pensare che avevo in tasca il biglietto ed ero pronta a partire per Nuova Delhi. Lo infileremo in un cassetto per sempre perchè questa è una storia che ha segnato profondamente me e la mia famiglia», aggiunge la donna».
Il rilascio potrebbe rientrare in un più vasto processo di disgelo che potrebbe riguardare anche il destino dei due fucilieri italiani sotto accusa in India per aver ucciso due pescatori, scambiandoli per pirati, al largo della costa del Kerala, nell’India sud-occidentale.