Lombardia, la contestata legge "anti-moschee"

Il consiglio regionale lombardo ha approvato la cosiddetta legge "anti-moschee", che stabilisce regole urbanistiche più onerose per autorizzare l'apertura di nuovi edifici di culto.

Ha votato a favore il centrodestra (Forza Italia, Ncd, Lega Nord, Lista Maroni e Fratelli d'Italia), contro le opposizioni (Pd, Patto civico e M5S) che avevano posto ai voti sia una sospensiva sia una pregiudiziale di costituzionalità del provvedimento, due proposte che non sono passate.

La legge impone ai richiedenti di farsi carico delle spese per parcheggi, strade e impianti di videosorveglianza, ai progetti, nonché di rispettare il "paesaggio lombardo" (si prescrive "la congruità architettonica e dimensionale degli edifici di culto previsti con le caratteristiche generali e peculiari del paesaggio lombardo"). Previste anche distanze minime da altri luoghi di culto.

Le disposizioni riguardano le confessioni religiose, si legge nel testo, che hanno "una presenza diffusa, organizzata e consistente a livello territoriale e un significativo insediamento nell'ambito del Comune e con le quali lo Stato ha già approvato con legge la relativa intesa" nonché a quelle i cui statuti esprimono "il rispetto dei principi e dei valori della Costituzione".

Fra gli obblighi per i soggetti che intendono costruire un luogo di culto, la Valutazione ambientale strategica (Vas), una convenzione urbanistica con il Comune, un parcheggio grande almeno il doppio della superficie dell'edificio progettato, un impianto di videosorveglianza esterno collegato con la polizia. Fra le altre novità previste dalle norme, che istituiscono anche una consulta regionale per il rilascio di parere preventivo e obbligatorio sulla sussistenza dei requisiti, figura "la facolta' per i Comuni di indire referendum nel rispetto delle previsioni statutarie e dell'ordinamento statale".

Se il centrodestra plaude, dal centrosinistra arrivano pesanti critiche. Dal Patto civico Roberto Bruni afferma che la legge, malgrado i correttivi introdotti, resta incostituzionale, dato che "prevede regimi differenti per le confessioni che hanno sottoscritto l'intesa con lo Stato e per quelle che non l'hanno fatto: si tratta di un provvedimento frutto dell'islamofobia della Lega e dei suoi alleati che, nel tentativo irresponsabile di impedire la realizzazione di moschee, rischiano di ostacolare chiunque intenda esercitare pubblicamente il proprio culto, compresi i cattolici, limitando nei fatti la libertà di tutti".

Per il Pd, Jacopo Scandella attacca la giunta accusandola di aver varato un provvedimento meramente propagandistico: "Questa legge non risolve un solo problema, perché i musulmani continueranno a pregare per strada, negli scantinati o in centri culturali spesso fatiscenti e difficili da controllare, come hanno fatto finora. E tutte le altre confessioni religiose, compresa quella cattolica, dovranno sottostare agli aggravi burocratici".

Ora resterà da vedere se le norme anti-moschee passeranno il vaglio della Corte costituzionale.

 

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