Tonini: «Mattarella conosce il Trentino e ci guarda con amicizia»
Il senatore Giorgio Tonini, vicepresidente del gruppo del Pd al Senato e membro della segreteria nazionale del partito di Renzi, ne ha viste tante. E proprio per questo, pur essendo fiducioso si mantiene prudente sull’esito del voto di oggi che sulla carta dovrebbe portare all’elezione di Sergio Mattarella alla presidenza della Repubblica.
Senatore Tonini, lei ha vissuto il dramma Pd di due anni fa del voto su Prodi. È vero che ora il partito è compatto su Mattarella?
Il Pd è compatto. Ma la vicenda di Prodi mi ha reso molto prudente sulle mie capacità di previsione perché quella volta non mi aspettavo quei numeri. Ora però non vedo tracce di dissensi che possano diventare qualcosa di significativo, né ne vedrei le ragioni politiche. Questo sistema elettorale del presidente spinge a individuare la persona che ha meno nemici e ha più le caratteristiche dell’arbitro.
Il nome di Mattarella non è stato accolto però come un arbitro da Forza Italia e Ncd, che anzi parlano di tradimento perché non è stato deciso con loro. Come si spiega questa scelta da parte di Renzi?
Renzi ha cercato la persona che più unisce il Pd e possibilmente anche un campo più vasto, visto che il Pd non è autosufficiente. E penso che abbia trovato la carta migliore. Il dissenso di Forza Italia e Ncd risulta incomprensibile. Renzi aveva detto fin dall’inizio che avrebbe indicato un nome del Pd e non una rosa di nomi, tenendo conto del fatto che sarebbe stato un nome di incontro e mediazione. Cosa possono dire sulla persona Mattarella? E allora qual è il problema? Loro forse speravano di avere un candidato che spaccasse il Pd. Noi stiamo ancora premendo perché, in particolare il partito di Alfano e poi Forza Italia, riflettano bene prima di non votare. Vorrei ricordare che Mattarella è stato eletto alla Corte costituzionale anche con i voti di Forza Italia e Ncd, visto che servivano i due terzi del Parlamento. Quindi il Pd ha proposto un nome che hanno già votato.
Pensa che questa frattura con Berlusconi metterà effettivamente a rischio le riforme?
L’unico vero passaggio delicato sarà il ritorno della riforma costituzionale al Senato. La legge elettorale è stata approvata al Senato e alla Camera il Pd ha i voti. Al Senato invece deve tornare la riforma costituzionale sulle modifiche apportate alla Camera. Dopodiché è strano questo atteggiamento, perché noi abbiamo sempre detto che il patto del Nazareno era solo sulle riforme. Era chi ce l’aveva con Renzi che diceva che dentro c’era anche un patto scellerato sulla presidenza della Repubblica. I fatti dicono che avevamo ragione noi. Forza Italia penso che abbia condiviso le riforme perché erano buone.
Il Movimento 5 Stelle cosa farà alla fine secondo lei?
Il Movimento 5 Stelle continua a giocherellare. Mi auguro che alla fine valuti la qualità umana e politica della persona che stiamo proponendo: un garante delle regole.
Dal punto di vista delle autonomie speciali si può dire che Mattarella sarà un buon presidente?
Mattarella è un amico dell’autonomia, sia perché è un siciliano a cui non sfuggivano le criticità dell’autonomia siciliana né il valore della nostra autonomia trentina. È stato anche eletto in Trentino Alto Adige. Ricordo che quando era ministro all’Istruzione (’89-‘90, Ndr), io lavoravo con Tarcisio Grandi all’assessorato provinciale all’istruzione, facemmo delle cose insieme. Le prime leggi sulla scuola trentina furono fatte con la sponda di Sergio Mattarella, la legge sull’autonomia scolastica, sull’Iprase, sui finanziamenti alle scuole non statali la nostra fu una legge pilota. Insomma, conosce da vicino la nostra storia. Sicuramente guarderà con attenzione, rispetto e amicizia all’autonomia del Trentino e dell’Alto Adige.
Mattarella da qualche anno, però, si era un po’ tirato fuori dalla politica e dal 2011 è alla Consulta.
Sì, però resta il fatto che lui è un fondatore del Partito democratico. Io lo ricordo quando eravamo insieme nel gruppo di lavoro costituito nel 2006 da Prodi di quattrodici persone per elaborare il Manifesto del Partito democratico che doveva nascere. Prodi era presidente del consiglio. Nei congressi Ds e Margherita di scioglimento si votò un manifesto che era stato redatto da questo gruppo in cui c’era Mattarella che già allora aveva un ruolo di saggio, cosa che si è accentuata quando è diventato giudice costituzionale. È dunque una figura certamente di parte, è un politico cattolico democratico, della sinistra democristiana, poi partito popolare, Margherita e Pd, però ha le caratteristiche di non essere fazioso e di poter garantire tutti.