«In pericolo l'indipendenza delle toghe»
«Le preoccupazioni» della magistratura sulla riforma della responsabilità civile «vanno ascoltate». All'indomani dell'approvazione della legge e della dura presa di posizione dell'Associazione nazionale magistrati (la politica vuole «colpire i giudici») è il vice presidente del Csm Giovanni Legnini a scendere in campo a sostegno delle toghe.
E ad annunciare che Palazzo dei marescialli, che già ad ottobre aveva avvertito dei rischi della riforma, non intende stare con le mani in mano; ma anzi si candida a monitorare gli effetti della nuova normativa per accertare «già nella prima fase di applicazione, se effettivamente, come temiamo, ci sia un eccesso di ricorso ad azioni risarcitorie, e se l'indipendenza, l'autonomia e la serenità dei magistrati siano in qualche modo incisi da questa norma». Anche al ministro della Giustizia Legnini chiede una «verifica attenta» perché i timori dei magistrati «non vanno sottovalutati».
Parole che arrivano in una giornata in cui non si placa la protesta delle toghe, con i vertici dell'Anm che tornano a denunciare gli effetti di una riforma che «è contro le garanzie dei cittadini» e a polemizzare con la politica che, piuttosto che combattere la corruzione, considera i magistrati «il primo problema del Paese». Critiche che vengono respinte dalla maggioranza di governo e innanzitutto dal ministro della Giustizia, che assicura: la riforma non è punitiva, «confermeremo la fiducia nei confronti della magistratura a partire dal pacchetto anticorruzione che darà nuovi poteri e sarà approvato dall'Aula del Senato la prossima settimana».
Interviene anche il Presidente del Consiglio sia pure solo per evidenziare che la nuova legge arriva a «28 anni dal referendum». Deborah Serracchiani, vice segretario del Pd, parla di «decisione che andava presa» perché «non ci sono più rendite di posizione»; mentre Valter Verini, capogruppo del Pd in Commissione Giustizia, assicura che, se necessari, saranno apportati correttivi. Non ce ne sarà bisogno, si dice invece certo il viceministro alla Giustizia Enrico Costa, che difende la riforma con il suo partito e il ministro degli Interni Angelino Alfano («una legge di buon senso»).
Sulla nuova legge restano molto critiche le opposizioni. Il M5S parla di «disastro», mentre il leader della Lega Matteo Salvini parla di una «riforma solo a chiacchiere».