Ruby, la Cassazione conferma l'assoluzione di Berlusconi
Dopo una lunghissima camera di consiglio durata diverse ore, la Cassazione ha reso definitiva l'assoluzione dell'ex premier Silvio Berlusconi dall'accusa di concussione e prostituzione minorile. In primo grado il leader di Forza Italia era stato condannato a sette anni di reclusione dal tribunale di Milano. In appello, invece, fu prosciolto e ora gli 'ermellini' hanno convalidato quella decisione e hanno rigettato il ricorso del sostituto procuratore della Corte d'Appello di Milano, Pietro De Petris. Nella sua requisitoria, il sostituto procuratore generale della Cassazione, Eduardo Scardaccione, aveva sottolineato "la piena sussistenza" dei reati contestati all'ex premier. Per quanto riguarda l'accusa più grave, quella di concussione, ad avviso del pg nella telefonata che Berlusconi fece al capo di gabinetto della questura di Milano, Pietro Ostuni, era stata esercitata "una pressione irresistibile per la sproporzione tra il soggetto che subiva la telefonata e il soggetto che da presidente del Consiglio, aveva chiamato". Secondo il pg questa è stata la "violenza originaria" che ha caratterizzato il reato concussivo.
"La violenza di Berlusconi è stata grave, perdurante e inammissibile" ed inoltre fin dall'inizio "era consapevole che Ruby era minorenne", tanto è vero che il capo della scorta dell'ex premier, Estorelli, "usa la parola affido parlando della ragazza": "non c'è nessun dubbio che ci sia stata costrizione, in quella telefonata, e che la indebita prestazione, il rilascio di Ruby, sia stata ottenuta in un settore delicatissimo quale è quello della custodia dei minori". Scardaccione, inoltre, ha definito "l'episodio nel quale Berlusconi dice che Ruby è la nipote di Mubarak è degno di un film di Mel Brooks: episodio per il quale ci ha riso dietro il mondo intero". Durissimo, infine, l'affondo del pg sulla "passione per le minorenni" nutrita da Silvio Berlusconi: ad avviso di Scardaccione "non è una coincidenza che, per usare le parole di Ruby, Noemi Letizia era la sua pupilla e Ruby il suo fondoschiena, ed entrambe erano due minorenni". Nonostante il braccio rotto e il tutore, il professore Franco Coppi ha risposto alle obiezioni del pg catturando l'attenzione del collegio presieduto da Nicola Milo. "La sentenza di assoluzione ammette che ad Arcore si sono svolte cene e prostituzione a pagamento, cosa che la difesa non contesta, ma nella sentenza non si trova la prova di alcuna minaccia implicita od esplicita rivolta a Ostuni".
Coppi ha poi aggiunto: "il mio assistito non me ne vorrà, ma io non posso calarmi il velo davanti agli occhi: queste ragazze frequentavano Berlusconi e lo chiamavano quando si trovavano nei guai o avevano dei problemi" ma l'ex premier - ha proseguito Coppi - non sapeva assolutamente che Ruby era minorenne, tanto è vero che nella telefonata nella quale la sente la notte tra il 27 e 28 maggio, le fa una scenata e da quel momento non la vuole più rivedere". Per quanto riguarda l'accusa di concussione, per Coppi, "a tutto voler concedere all'accusa, c'è solo stata una telefonata nella quale Berlusconi dice che c'è una consigliera regionale pronta a prendersi carico di Ruby". La Minetti, spiega Coppi, "si rivelerà poi per quel che è, ma quella sera come consigliere regionale aveva tutte le carte in regola per ottenere l'affido di Ruby". E Coppi, in proposito, ha messo in evidenza come in questura quella notte "erano tutto ben contenti di 'sbolognare' la ragazza e di non averla tra i piedi", e furono seguite "tutte le procedure per questi casi: identificazione, foto segnalazione e ricerca di una comunità". Dopo Coppi ha preso la parola l'avvocato Filippo Dinacci, e anche lui ha chiesto il rigetto del ricorso del pg di Milano, De Petris, contro l'assoluzione. Tra circa un mese si conosceranno le motivazioni della decisione dei supremi giudici la cui estensione è affidata all'ex gip di Roma, Orlando Villoni.