Vitalizi dei politici, al via il primo processo sulla restituzione

Ha preso il via oggi, al Tribunale di Trento, mentre fuori c'era una manifestazione «anti-casta», il primo dei processi civili a porte chiuse in merito ai ricorsi presentati di 63 ex consiglieri regionali contro la richiesta di restituzione delle anticipazioni dei vitalizi come stabilito dalla legge regionale n. 4 del 2014.

I ricorsi sono stati spalmati su tre giudici istruttori. Oggi per i primi 25 è iniziata la discussione davanti al giudice Anna Mantovani che affronterà le citazioni in giudizio fra gli altri di Edith Gasser, Marco Bolzonello, Roland Atz, Hubert Frasnelli, Italo Craffonara, Wilhelm Erschbaumer, Giuseppe Agrimi, Norma Toller, Vigilio Nicolini, Ida Prosser, Ivonne Bais, Hanspeter Munter e Waltraud Steinkeller.

 

Il giudice ha rinviato a un'udienza fissata per il 1° luglio prossimo, per definire la comeptenza della materia, cioè se spetti al tribunale ordinario oppure la Corte dei conti.

Altre 23 cause sono state rinviate ad aprile davanti al giudice Adriana De Tommaso, mentre altre 15 saranno trattate da martedì prossimo dal giudice Roberto Beghini.

Nel processo, a supporto delle ragioni della resituzione degli anticipi sui vitalizi, entreranno anche i sindacati Cgil Cisl e Uil del Trentino, come «portatori d’interessi collettivi» a favore della Regione.
Nei prossimi giorni le tre organizzazioni, rappresentate dall’avvocato Ottorino Bressanini, decideranno quale della sessantina di cause vedrà la loro partecipazione: per ridurre i costi della costituzione in giudizio, sceglieranno uno dei processi avviati dalle citazioni in giudizio depositate dagli ex consiglieri regionali per contestare la legittimità della legge del 2014.

I segretari generali Paolo Burli (Cgil), Lorenzo Pomini (Cisl) e Walter Alotti (Uil) hanno già spiegato che per l’individuazione del singolo nel quale comparire in opposizione all’azione del consigliere, si deciderà se procedere semplicemente per estrazione oppure se opporsi a chi che dovrebbe restituire la somma più elevata, cioè Mauro Delladio.

Se dovessero essere respinte tutte le citazioni in giudizio contro la Regione, si dovrebbero recuperare 29 milioni di euro da destinare al Fondo regionale per la famiglia e i disoccupati.
A oggi sono in tutto 4 i milioni restituiti dagli ex consiglieri regionali. (ANSA).

Frattanto, stamattina si è tenuto davanti a palazzo di Giustizia a Trento un presidio organizzato dai sindacati autonomi di base multigategoriali del Trentino in coincidenza con la prima udienza del processo.

I consiglieri si appellano all’inviolabilità dei diritti acquisiti. I manifestanti avevano cartelli e striscioni per ricordare che «la casta si è mangiata 50 milioni fra liquidazioni d’oro, vitalizi e altre prebende immeritate».

«Non siamo d’accordo sui ricorsi presentati dai consiglieri che non accettano di restituire le briciole di quello che noi riteniamo sia un furto alla collettività, ma nemmeno con la nuova legge che prevede comunque che dopo cinque anni un consigliere porti a casa un’indennità di pensione», ha detto Ezio Casagranda, responsabile dell’Unione sindacale di base (Usb). Casagranda ha detto poi di non essere d’accordo neanche con l’intervento dei sindacati confederali che si sono proposti come terzo attore nel processo covile a sostegno della Regione.
«Anche noi - ha sottolineato - siamo portatori di interessi collettivi e pensiamo che la strada sia quella della mobilitazione pubblica».

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