Messner: «Dolore per i morti sull'Everest Ma la grande catastrofe è giù nelle valli»
Reinhold Messner tuona contro i «soccorsi di serie A e di serie B» in Nepal dopo il sisma devastante. «La vera emergenza - dice il Re degli ottomila - non è sull’Everest. Gli alpinisti dovrebbero essere in grado di badare a se stessi. Tutti ora parlano dei morti sull’Everest, ma il vero dramma si sta svolgendo nella Kathmandu Valley e nelle altre vallate, dove ci sono migliaia e migliaia di morti e dove manca di tutto».
Reinhold Messner tuona contro i «soccorsi di serie A e di serie B» in Nepal dopo il sisma devastante. «La vera emergenza - dice il Re degli ottomila - non è sull’Everest. Gli alpinisti dovrebbero essere in grado di badare a se stessi. Tutti ora parlano dei morti sull’Everest, ma il vero dramma si sta svolgendo nella Kathmandu Valley e nelle altre vallate, dove ci sono migliaia e migliaia di morti e dove manca di tutto».
Messner rivolge a questo punto un appello ai cittadini europei di fare la loro parte e di aiutare i nepalesi.
L’ex scalatore è visibilmente scosso dalle notizie che arrivano dal Nepal che ha visitato innumerevoli volte nel corso della sua lunga carriera alpinistica. Sottolinea che non vuole sminuire il dolore per i morti sull’Everest.
«Gli alpinisti morti e dispersi sono una tragedia, ma il grande problema ora è altrove. Gli alpinisti dovrebbero essere in grado di organizzare il campo base in modo che non venga distrutto dagli effetti di un terremoto».
Secondo l’alpinista sudtirolese, il vero dramma si sta svolgendo in queste ore lontano dagli occhi dei media internazionali. Messner è, infatti, convinto che nella Kathmandu Valley e nelle strette vallate laterali le frane causate dal sisma abbiano causato «migliaia di morti che probabilmente non sono stati neanche trovati. I morti sull’Everest sono dozzine, ma i morti a Kathmandu e nelle vallate vicine sono migliaia e la gente non ha a disposizione i mezzi necessari. Mancano medici, mancano gli elicotteri, manca di tutto».
«Sull’Everest - aggiunge - volano gli elicotteri e gli alpinisti volendo si possono stringere nelle poche tende rimaste».
Il settantenne lancia così un appello: «Il Nepal è uno dei paesi più poveri del mondo e adesso ha bisogno di tutta la nostra solidarietà. Spero che la gente capisca che bisogna inviare aiuti». «I governi europei probabilmente sono presi dai problemi dei profughi e quelli della Grecia, ma noi privati possiamo o dobbiamo aiutare. Ognuno di noi - conclude - ora deve fare la sua parte e sostenere i nepalesi».
Stefan Wallisch (Ansa)