I disoccupati in Italia sono 3,3 milioni

Sono oltre 3,3 milioni i disoccupati in Italia. Poco più di un giovane su dieci tra i 15-24 anni è senza lavoro. Molti devono fare i conti con la precarietà. Il lavoro nero, pur riflettendo il calo occupazionale dovuto alla crisi e quindi mostrando segnali di decremento in termini assoluti, non scende invece nel suo «peso» e resta un'altra piaga sociale. Questo, in estrema sintesi, lo stato dell'occupazione nel Paese (su cui papa Francesco è tornato a puntare l'attenzione, durante l'udienza alle Acli).
Questa la fotografia in pillole.
A marzo, sulla base degli ultimi dati provvisori dell'Istat, il tasso di disoccupazione è risalito al 13%, crescendo di 0,2 punti percentuali rispetto al mese precedente e toccando il livello più alto da novembre scorso (13,2%).
Anche la disoccupazione giovanile (tra i 15 e i 24 anni) a marzo è tornata sopra il 43%: il tasso ha segnato un aumento di 0,3 punti percentuali rispetto al mese precedente arrivando a quota 43,1%. Il livello più alto da agosto scorso. In questa fascia di età sono 655mila i senza lavoro, oltre 4,4 milioni gli inattivi (più di 14 milioni nel complesso della popolazione).
La crisi sembra aver trasformato la disoccupazione in una «trappola» da cui è difficile uscire: in Italia, secondo i dati Istat aggiornati al 2014 dell'ultimo Rapporto annuale, chi è «alla ricerca di un'occupazione lo è in media da 24,6 mesi», cioè da oltre due anni, e «da 34 mesi se ricerca il primo impiego». Tempi che si allungano: rispetto all'anno precedente, infatti, la durata media della disoccupazione è aumentata di 2,3 mesi (quasi tre mesi per chi cerca la prima occupazione).
Il numero assoluto dei lavoratori irregolari e in nero diminuisce come conseguenza della crisi e quindi della «contrazione occupazionale», ma - come emerge dall'ultimo Rapporto sull'attività di vigilanza di ministero del Lavoro, Inps ed Inail - nel 2014 i lavoratori totalmente in nero sono risultati 77.387 e rappresentano il 42,61% di quelli irregolari (181.629), «percentuale significativa» se confrontata con quella rilevata nel 2013, pari al 36,03%, e che registra un incremento annuo di quasi sette punti percentuali.
Sempre lo scorso anno sono state ispezionate 221.476 aziende, di cui risultate irregolari 142.132, il 64,1%, un tasso in linea con quello dell'anno precedente, come emerge dallo stesso Rapporto. Il numero delle aziende sottoposte a controlli risulta in calo (-5,8%) rispetto al 2013 (235.122), ma emerge «una persistente azione di incisivo contrasto delle violazioni sostanziali».

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